Paese che vai, usanza che trovi: il presepe è uno dei simboli più emblematici e suggestivi del Natale, un’arte che ha attraversato i secoli mantenendo intatta la sua capacità di meravigliare e coinvolgere. Tra i presepi in tutto il mondo possiamo osservare un’infinita varietà di stili e tradizioni che rappresentano la ricchezza culturale e religiosa dei luoghi in cui vengono realizzati. Allestire il presepe, infatti, ha un profondo significato: non è solamente un momento di devozione e raccoglimento, ma anche un’occasione per riunire famiglie e comunità e ricordare la nascita di Gesù.
Oggi vogliamo parlarti del presepe napoletano, della sua forte tradizione e di come rappresenti un punto di riferimento per i fedeli italiani e non solo. Scopriamo insieme le origini, le peculiarità e la simbologia di questa straordinaria rappresentazione.
Indice degli argomenti:
Le origini del presepe napoletano
Le origini del presepe nel nostro paese sono legate a una figura importantissima per la cristianità: San Francesco d’Assisi. Nel 1223 egli diede vita a questa affascinante tradizione, ispirato dalla visione del neonato Gesù. Il Santo volle quindi rappresentare in modo realistico la scena della Natività per rendere tangibile il sacrificio e le difficoltà che il Bambino Gesù affrontò, nato in una greppia e accolto tra il bue e l’asinello.
Ma per scoprire la storia del presepe napoletano dobbiamo fare un salto nel tempo, fino al Settecento, quando l’arte presepiale iniziò a consolidarsi come uno dei tratti distintivi della cultura partenopea. La sua nascita però non è collegata esclusivamente ai presepi del 700, le prime testimonianze di questa tradizione risalgono a molto prima: un documento del 1021 menziona per la prima volta un “presepe” a Napoli, precisamente nella chiesa di Santa Maria ad praesepe. In un altro testo, nel 1324, si fa riferimento alla Cappella del presepe di casa d’Alagni ad Amalfi.
Nel corso del XIV secolo, la rappresentazione della nascita di Gesù cominciò a diffondersi grazie all’intervento di figure come la regina Sancia d’Aragona, che nel 1340 donò una statua della Madonna alla chiesa delle Clarisse, oggi custodita nel Museo Nazionale di San Martino. Durante questo periodo, le statue napoletane divennero oggetto di grande interesse artistico, con opere di maestri come Pietro e Giovanni Alemanno che nel 1470 scolpirono le prime sculture lignee rappresentanti la Natività.
Pietro Belverte scolpì a Napoli, nel 1532, 28 statue per i frati della Chiesa di San Domenico Maggiore che per la prima volta ambientarono il presepe in una grotta di pietre vere. Il primo a realizzare statuine in terracotta per uso provato fu invece Domenico Impicciati, nel 1532, inserendo nella collezione anche una statua con le sembianze del committente, un nobile di Sorrento della corte aragonese.
La nascita del presepe napoletano con San Gaetano da Thiene
Il vero fondatore della tradizione del presepe napoletano è considerato San Gaetano da Thiene. Giunto a Napoli nel 1534, il santo diffuse l’usanza di realizzare presepi sia nelle chiese che nelle case private durante il periodo natalizio. Le sue opere più celebri, come quella realizzata per l’Ospedale degli Incurabili, segnarono una svolta nella storia del presepe, portando la rappresentazione della Natività a un livello di dettaglio e realismo mai visti prima.
Nel Seicento, grazie ai sacerdoti scolopi, il presepe barocco iniziò a svilupparsi con statuine snodabili in legno e vestite con abiti elaborati. Questi manichini, inizialmente a grandezza naturale, vennero successivamente ridotti a dimensioni più pratiche. Michele Perrone introdusse poi una nuova tecnica che prevedeva l’uso di un’anima in fil di ferro rivestita di stoppa, permettendo pose più realistiche e dinamiche.
Con Michele Perrone, nel 1640, le statuine mantennero la testa e gli arti di legno ma iniziarono ad essere realizzate con un anima in fil di ferro rivestito di stoppa. Questo permise di realizzare manichini con pose più plastiche.
Nel Seicento assistiamo anche alla nascita della teatralità del presepe di Napoli e inizia a manifestarsi la tendenza a mescolare il sacro al profano, introducendo anche rappresentazioni della vita quotidiana, delle piazze, dei vicoli e delle casa.
Il Museo della Certosa di San Martino
Per chi vuole scoprire da vicino la storia di uno dei presepi più belli d’Italia, il Museo della Certosa di San Martino è una tappa obbligata. Questo museo conserva esempi pregevoli di presepi storici, tra cui il celebre presepe Cuciniello, realizzato tra il 1887 e il 1889, e il presepe del Banco di Napoli, composto da statue risalenti al Settecento. Queste opere testimoniano l’evoluzione dell’arte presepiale e l’attenzione ai dettagli che ha reso famoso il presepe napoletano in tutto il mondo.
Il presepe napoletano e la sua simbologia
Come abbiamo anticipato, è il presepe del ‘700 che ha rappresentato l’epoca d’oro della tradizione napoletana. Durante questo secolo, il presepe uscì dalle chiese per entrare nelle case delle famiglie aristocratiche della città, diventando non solo un simbolo di devozione ma anche un elemento di prestigio sociale. Le famiglie nobili gareggiavano tra loro per creare le rappresentazioni più grandi e complesse, ricche di dettagli e scenografie spettacolari.
I personaggi del presepe, oltre alla Sacra Famiglia, iniziarono a includere figure come i Re Magi, i pastori, gli artigiani, i venditori ambulanti e animali. Queste statuine venivano realizzate con una cura meticolosa, spesso dipinte a mano e vestite con tessuti pregiati. È proprio così che nacque la teatralità del presepe napoletano: tramite la ricostruzione di scene di vita quotidiana, vicoli animati e mercati brulicanti di persone, la Natività diventava un modo per raccontare l’anima partenopea e simboleggiare la devozione dei cittadini.
Ma quali significati si nascondono dietro i personaggi e i luoghi del Presepe Napoletano?
Le ambientazioni
Ogni dettaglio dell’ambiente, dalle stradine del borgo alle botteghe tradizionali, riflette valori, credenze e aspetti della vita quotidiana, aggiungendo profondità e simbolismo alla rappresentazione della Natività.
Il mercato ad esempio, cambia le sue vesti in base al periodo dell’anno acquisendo sempre nuovi simboli: a gennaio il macellaio o il salumiere, ad aprile il venditore di uova, ad agosto il venditore di cocomeri, ad ottobre il vinaio e così via. Il forno invece sarebbe un chiaro richiamo alla dottrina cristiana che vede nel pane e nel vino i suoi fondamenti. Il fiume e l’acqua che scorre, simbolo di morte e nascita divina.
Uno degli aspetti più affascinanti del presepe napoletano è che non si limita al periodo natalizio. San Gregorio Armeno, la celebre “via dei presepi” nel cuore di Napoli, è animata tutto l’anno da artigiani che realizzano presepi artigianali e statuine uniche, frutto di un’abilità tramandata di generazione in generazione. Qui, i visitatori possono trovare i prezzi più vari, dalle statuine economiche alle opere più elaborate e costose.
I personaggi del presepe
Ci sono alcune statuine del presepe napoletano che non possono mancare poiché legate a un significato specifico. Iniziamo con Benino, o Benito, un punto di riferimento così come affermato nelle Sacre Scritture: “E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti“. Nella tradizione napoletana, Benino rappresenta colui che dorme e sogna la Natività, una figura simbolica che sottolinea l’attesa e il mistero per la venuta del nostro Signore.
Troviamo poi il vinaio Cicci Bacco che simboleggia la rivoluzione religiosa che scaturisce dalla morte di Gesù. Il pane e il vino, infatti, sono i doni con cui Cristo istituisce il sacramento dell’Eucarestia, portando così al mondo il suo messaggio di resurrezione. Il pescatore, invece, allude allegoricamente al “pescatore di anime”, una figura pregna di significato. Il pesce, infatti, è stato uno dei simboli utilizzati dai primi cristiani perseguitati durante l’Impero Romano per alludere alla Divinità, senza raffigurare direttamente Dio.
La zingara, con le sue doti di predire il futuro, sta a indicare il presagio del dramma che vivrà Gesù. Il cesto che porta con sé, contenente arnesi di ferro, richiama ai chiodi usati nella crocifissione e, quindi, alla sofferenza e al sacrificio che si compiranno per la salvezza del mondo.
La natività del presepe napoletano è molto più di una semplice rappresentazione della nascita di Gesù: è una forma d’arte che fonde tradizione, fede e cultura popolare, che continua a incantare e a suscitare ammirazione nei cuori di chiunque lo contempli. Stai cercando nuove figure del presepe per rappresentare la natività? Sul nostro sito puoi trovare le statuine per presepe di ogni genere!