I paramenti liturgici sono gli abiti che il sacerdote utilizza nelle celebrazioni e derivano dalle antiche vesti greche e romane. Nel corso dei secoli, le vesti delle persone appartenenti ad un alto livello sociale sono state utilizzate anche nel culto cristiano. Questa prassi si è mantenuta nella chiesa, infatti i ministri sacri hanno continuato a usare le vesti migliori realizzate appositamente per le celebrazioni liturgiche.
Nell’antichità cristiana le vesti sacre si distinguevano da quelle civili per la qualità della stoffa e per il particolare decoro, distinguendo l’uso liturgico degli abiti da quello civile.
Approfondiamo insieme quali sono i principali abiti liturgici indossati dai ministri sacri e scopriamo il loro significato spirituale.
Quali abiti liturgici indossa il sacerdote?
Nella Chiesa cattolica di rito latino il sacerdote indossa particolari paramenti liturgici tra cui:
- L’amitto: un panno bianco da applicare intorno al collo, quando il camice non copre completamente l’abito comune del sacerdote.
- Il camice o alba: una veste di stoffa bianca, lunga sino alle caviglie che copre completamente l’abito comune del sacerdote.
- La casula: una sorta di poncho, originariamente utilizzato per proteggersi dalla intemperie, che copre gli abiti ordinari del sacerdote. La casula deriva dall’abbigliamento tipico di un agricoltore dell’epoca romana.
- Il cingolo: una cintura in stoffa o un cordone che stringe il camice a livello dei fianchi del celebrante.
- La stola: viene portata dal sacerdote e dal Vescovo sul collo, mentre il diacono la indossa di traverso appoggiata sulla spalla sinistra.
Molti di questi paramenti sono di colore bianco mentre altri sono colorati e vengono utilizzati in base al tempo liturgico. Ricordiamo infatti che ad ogni periodo è associato un colore che viene riportato negli abiti sacri del sacerdote e nei rivestimenti dell’altare.
Oltre ai paramenti liturgici del sacerdote di cui ti abbiamo appena parlato, nel rito latino esistono tanti altri indumenti ecclesiastici, usati anche al di fuori delle celebrazioni liturgiche, come ad esempio l’abito talare e zucchetto, la greca e il cappello romano.
Ogni paramento liturgico presenta delle particolarità, vediamole in dettaglio.
L’amitto
L’amitto è un ampio rettangolo di stoffa bianca originariamente di lino e deriva da un semplice foulard per proteggersi dal freddo. L’origine e il carattere poco liturgico è stato poi con il tempo dimenticato tanto che oggi l’amitto è un paramento liturgico essenziale nel vestiario del sacerdote.
Le vecchie rubriche del Messale prescrivevano al sacerdote di indossarlo sulla testa e di farlo scorrere sulle spalle incrociando il lato superiore, più lungo, sul petto.
Con il trascorrere degli anni l’amitto fu indossato non più nel segreto della sagrestia ma solo dopo che il sacerdote giungeva all’altare, in ogni caso mai prima di aver indossato la casula. Nel rito romano, l’amitto è indossato prima del camice. Secondo il rituale, quando il sacerdote ripone sul capo l’amitto recita la seguente preghiera: Impone, Domine, capiti meo galeam salutis, ad expugnandos diabolicos incursus.
Il camice
Il camice trae origine dalla tunica bianca lunga fino ai talloni. Questo vestiario contraddistingue coloro che svolgono un ruolo particolare nelle celebrazioni liturgiche.
Il camice originariamente era anche veste civile, veniva ornato con due bande color porpora scendenti parallele dalle spalle sul davanti e veniva di norma allacciato in vita con una cintura. Successivamente l’uso civile scomparve e rimase il solo uso liturgico. Con la scomparsa di un’utilità civile scomparvero anche le bande di color porpora.
Nel corso del Medioevo il suo taglio subì notevoli modificazioni, pur conservandosi sempre veste talare. I primi camici erano essenzialmente di lana o di seta, delle volte di lino, tessuto che più tardi rimarrà come l’unico consentito per la fabbricazione dei camici.
Accanto al camice è andata sviluppandosi la cotta che dal camice si differenzia per la sua minor lunghezza e per la larghezza delle maniche. La cotta, indossata sopra la talare nera, ha sostituito il camice per quelle occasioni in cui esso era usato come veste unica.
Mentre indossa il camice il sacerdote pronuncia un riferimento all’Apocalisse 7,14: Dealba me, Domine, et munda cor meum; ut, in sanguine Agni dealbatus, gaudiis perfruar sempiternis.
Il cingolo
Il cingolo è un “cordone” o fettuccia che cinge ai fianchi il camice, per il quale era prevista una preghiera che ne sottolineava la simbologia: “Cingi o Signore, col cingolo della fede e colla virtù della castità i lombi del mio cuore e del mio corpo ed estingui in essi ogni incentivo di voluttà, perché in essi perennemente rimanga il vigore della castità”.
Oggi la corrispondente preghiera, prendendo spunto dalla Prima Lettera di Pietro 1,13, dice: Praecinge me, Domine, cingulo puritatis, et exstingue in lumbis meis humorem libidinis; ut maneat in me virtus continentiae et castitatis.
La casula
La casula è uno dei paramenti liturgici più ricchi di significato. Secondo la tradizione viene vista come il “giogo di Cristo” e serve per ricordare al sacerdote che la sua figura è quella di un alter Christus nel sacrificio della Messa. Più praticamente la casula simboleggia la tunica senza cuciture indossata da Cristo quando fu portato alla crocifissione. Tipico ornamento della casula è la grande croce ricamata sulla schiena o sul davanti, cosi da accentuare ancora di più il legame simbolico con la crocifissione di Cristo.
La stola
La stola è il tipico segno che indica che il sacerdote è stato ordinato. È anzi l’elemento distintivo del ministro di culto ordinato e deve sempre essere indossata durante la celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali.
Materialmente altro non è che una striscia di stoffa ricamata (il colore varia a seconda del tempo liturgico e del santorale) e rappresenta l’obbedienza per la quale il Figlio di Dio s’è fatto uomo andando incontro alla morte. Secondo parte della tradizione l’uso della stola si legherebbe al ricordo delle funi usate per legare il Cristo nell’orto degli ulivi, o a quelle che legarono il Figlio di Dio alla colonna della flagellazione.
Indossando la stola, il sacerdote recita la preghiera: Redde mihi, Domine, stolam immortalitatis, quam perdidi in praevaricatione primi parentis; et, quamvis indignus accedo ad tuum sacrum mysterium, merear tamen gaudium sempiternum.
Funzione e significato spirituale dei paramenti liturgici
I paramenti sacri hanno una funzione molto importante nello svolgimento delle celebrazioni liturgiche. Da un lato, il fatto che non sono utilizzati nella vita quotidiana, hanno un forte carattere culturale e permetto di concentrarsi meglio sulla celebrazione del culto divino. Dall’altro lato, le forme piuttosto ampie delle vesti della dalmatica, della casula e del camice, mettono in secondo piano l’individualità della persona e fanno risaltare il suo ruolo liturgico.
Questa funzione è molto importante poiché aiuta a spersonalizzare il ministro celebrante per porre l’attenzione sul vero Protagonista della liturgia: il Cristo. Ricordiamo infatti, che colui che compie la funzione in quel momento non è una persona privata ma un ministro della chiesa e uno strumento nelle mani di Gesù Cristo.
Come avrai notato, ogni veste è associata ad una preghiera. Infatti, nel rito romano la vestizione dei paramenti liturgici è accompagnata da preghiere diverse per ogni abito. Ancora oggi, in molte sagrestie, è possibile trovare il testo di queste preghiere benché la loro orazioni non sia più prescritta dal Messale emanato da Paolo VI. Il loro uso però è consigliato poiché aiutano nella preparazione e favoriscono il raccoglimento del sacerdote prima della celebrazione.
Il vestiario liturgico è un elemento essenziale per il sacerdote che si appresta a svolgere una funzione religiosa. Stai cercando nuovi abiti sacri? Sul nostro sito puoi trovare i paramenti liturgici di cui hai bisogno!