L’ostia è l’elemento più importante della celebrazione eucaristica. Al suo interno, dopo la consacrazione, è presente il vero Corpo di Cristo e per questo rappresenta qualcosa a cui il cristiano deve ambire nel suo percorso di fede. Come ti abbiamo raccontato in altri articoli del nostro blog, ogni frammento di ostia è sacro e non può essere buttato via o calpestato. Ogni briciola va raccolta e conservata nel modo giusto, proprio come accade con le ostie intere.
Queste ultime si conservano all’interno della pisside, un vaso sacro utilizzato per conservare le ostie consacrate per distribuirle ai fedeli. Al termine dell’eucarestia va riposta all’interno del tabernacolo, coperta dal conopeo.
Scopriamo insieme la storia della pisside.
Indice degli argomenti:
Origine della pisside nella religione cristiana
I recipienti con lo scopo di conservare il Corpo di Cristo sono comparsi fin dai primi secoli del Cristianesimo. Un esempio classico è il cestino usato per mettere i pani benedetti che compaiono nelle iconografie paleocristiane e che vengono ricordati anche da San Girolamo.
Durante l’Alto Medioevo e fino all’anno Mille, l’Eucarestia si conservava nelle chiese per usarla come viatico. La riserva per questo motivo era molto piccola e veniva conservata in teche di capacità minima e di generalmente di forma cilindrica, da cui deriva il nome di pisside a torre.
A partire dal IX secolo venne regolamentata la custodia eucaristica. Questo evento è messo in luce nei Decretali di Leone IV (847 – 855) nei quali viene specificato che la pisside è l’unico vaso sacro destinato a contenere l’Eucarestia. All’inizio del X secolo, è possibile incontrare ulteriori indicazioni sull’argomento e sul fatto che la pisside doveva essere conservata al di sopra dell’altare, protetta da ogni possibile atto sacrilego. I documenti del XIII secolo accettano come collocazione del vaso sacro:
- Sospesa al ciborio (pisside pensile);
- Conservata in un tabernacolo sull’altare o vicino ad esso.
Nello stesso periodo anche la forma della pisside veniva lentamente modificata, trasformandosi dalle piccole pissidi a torre a quelle su piede, comparse all’inizio del XIII secolo e usate in genere come custodia e per l’adorazione eucaristica. Dopo il Concilio di Trento (1545 – 1563) si iniziò a utilizzare la pisside anche per distribuire la comunione ai fedeli e come contenitore per conservazione delle ostie consacrate non ancora consumate.
Com’è fatta la pisside?
Nel corso dei secoli la forma della pisside è stata modificata in modo sostanziale fino a raggiungere una somiglianza con la forma del calice. Si differenzia dal calice in particolare per la grandezza della coppa e l’imboccatura larga e chiusa da un coperchio. Gli elementi che costituiscono la pisside sono:
- Il piede
- Il fusto
- La coppa larga
- Il coperchio bombato e sormontato da una piccola croce o da una statuetta di Gesù Cristo.
In genere la pisside è realizzata con un metallo prezioso, oro o argento, con una coppa dorata per esaltare l’importanza del contenuto che dovrà conservare al suo interno.
In base alla forma, le pissidi sono distinte in diverse tipologie: a torre, crismatorio, da viatico, piccola e pensile.
La pisside a torre è la tipologia più antica. Si tratta di un piccolo vaso usato per l’eucarestia in genere fatto di avorio, legno, osso, metallo o legno di bosso. La sua forma è perfettamente cilindrica e completa di coperchio incernierato. Con la comparsa delle pissidi su fusto e piede nel XIII secolo, questa tipologia è andata lentamente in disuso.
La pisside crismatorio è un contenitore a forma di piccola croce, con una parte centrale che ha la funzione di custodire l’ostia mentre la parte inferiore serve come recipiente per l’olio santo.
La pisside da viatico è un modello di dimensioni piccole usata per portare l’Eucarestia al di fuori della chiesa, ad esempio a casa di anziani e malati. Questa può avere una forma cilindrica o piatta e in genere viene utilizzato per il trasporto un piccolo sacchetto di stoffa di colore viola, oppure un tabernacolo portatile.
La pisside pensile è un antico contenitore eucaristico sospeso al di sopra dell’altare. Questo modello è molto simile alla pisside eucaristica, l’unico tratto distintivo è un anello apicale sopra al coperchio che permette l’inserimento di una catenella o di un cordone di sospensione.
Il tabernacolo: la dimora del Signore
Il termine tabernacolo, in latino Tabernaculum, nella tradizione ebraica e cristiana indica il luogo della casa di Dio sulla Terra.
Ancora oggi con questo termine ci riferiamo a una struttura a forma di scatola, presente non solo in tutte le chiese cattoliche ma anche in altre confessioni cristiane, al cui interno vengono conservate le ostie consacrate dopo la celebrazione eucaristica.
Possiamo usare il termine tabernacolo come sinonimo per le edicole sacre o le edicole votive che proteggono un’immagine sacra solitamente oggetto di culto, presente sia all’interno delle chiese e sia lungo le strade, sulle facciate delle case, oppure nelle campagne.
Il tabernacolo nella Bibbia
Secondo quanto viene raccontato nella Bibbia, in origine il tabernacolo era composto da una recinzione fatta da teli. All’interno della recinzione era presente una tenda realizzata con pelle di capra, di tasso e di montone dipinta di rosso e che faceva da copertura all’intera struttura. La tenda era divisa in due da un telo in cui erano raffigurati due cherubini. In questo modo venivano ricreati due luoghi: uno era il cosiddetto “Luogo Santo“, all’interno del quale sia i leviti che i sacerdoti potevano accedere per svolgere i vari servizi; il secondo luogo prendeva il nome di “Luogo Santissimo” e si accedeva attraverso il Luogo Santo.
A differenza del Luogo Santo, nel Luogo Santissimo poteva entrare solo il sacerdote prescelto una volta all’anno. Qui era presente l’Arca dell’Alleanza, realizzata in legno e ricoperta di oro, e al cui interno conteneva i dieci comandamenti dati a Mosè, la verga di Aronne fiorita e la manna. Il coperchio era costituito da un basamento ai due estremi con due statue di cherubini rivolti uno contro l’altro con il viso volto verso l’interno dell’arca.
Secondo la tradizione ebraica all’interno del tabernacolo, costruito con questa particolare struttura, si manifestava la presenza di Dio. Come abbiamo detto, anche secondo la religione cattolica, al suo interno è custodito il corpo di Cristo conservato all’interno della pisside.
L’uso del tabernacolo nelle chiese si ha solo a partire dal XII secolo. Prima si usavano altre tipologie di contenitori, ad esempio le colombe eucaristiche, oppure le ostie consacrate venivano conservate presso all’altare o vicino al presbiterio. Durante la controriforma nel Cattolicesimo il tabernacolo diventa ancora più importante e per questo ha iniziato ad avere una collocazione sempre più centralmente o in vista. In questo modo è possibile sottolineare la presenza reale di Cristo anche dopo la celebrazione eucaristica. Per questo motivo, secondo le norme del codice di diritto canonico, il tabernacolo deve essere fisso, non amovibile, chiuso a chiave e la chiave deve essere custodita in luogo sicuro. Solo i presbiteri, e i diaconi posso avere accesso al tabernacolo. Sempre secondo il codice di diritto canonico, accanto al tabernacolo occorre lasciare sempre acceso un lume, per ricordare ai fedeli la presenza del pane consacrato, e quindi di Gesù Cristo.
In base al tempo liturgico, il tabernacolo viene coperto con un velo colorato chiamato conopeo, ad eccezione del nero.
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