La partecipazione alla messa è essenziale nella vita di un fedele. L’incontro con Dio, la preghiera insieme alla comunità, quella sensazione di pace che ti riempie il cuore, sono tutti aspetti che si manifestano nel corso di ogni celebrazione liturgica.
Oggi vogliamo parlarti dei servizi da messa che vengono usati dal sacerdote al termine della Liturgia della Parola. Sei curioso di sapere quali sono, a cosa servono e qual è il loro significato? Allora continua a leggere!
Indice degli argomenti:
Quali sono i servizi da messa?
I servizi da messa sono quegli oggetti che vengono portati all’altare dal sacerdote al termine della Liturgia della Parola e sono indispensabili per la celebrazione dell’eucarestia. La loro usanza prende spunto dal racconto degli evangelisti in cui si dice soltanto che Gesù, durante l’ultima cena, prese il pane e il calice, senza fare riferimento ad altri accessori.
Nel corso dei secoli poi gli oggetti per celebrare il pane e il vino si sono trasformati e hanno assunto forme ben precise e dei nomi particolari.
Tra i principali protagonisti troviamo:
- Il calice
- La patena
- La pisside
- Le ampolline
Ogni oggetto riveste un ruolo importante ai fini della celebrazione liturgica. Tutti noi li conosciamo, siamo abituati a vederli ma non sappiamo il loro nome e il loro ruolo. Vediamoli insieme uno per uno.
Il calice liturgico
Il calice è il vaso liturgico in cui viene versato il vino pronto per diventare il Sangue di Cristo. In genere si presenta con una forma di coppa svasata appoggiata su un alto piede. Il calice è fatto con materiali preziosi, tipicamente d’argento all’esterno e dorato all’interno. In alcuni casi può essere fatto di altri materiali, come il legno d’ulivo o, più raramente, la ceramica.
Nel Rito romano, dopo la preghiera Universale, il Diacono oppure lo stesso celebrante versa il vino con una goccia di acqua recitando a voce bassa: “L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita Divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”.
Nel rito ambrosiano, la formula da recitare nel corso della celebrazione è: “Dal fianco aperto di Cristo uscì sangue e acqua”.
Nella seconda parte dell’eucarestia, dall’offertorio e fino alla comunione, si mette il vino dentro il calice e si appoggia lo stesso sul corporale e sull’altare. Solitamente il calice viene coperto con la palla, un fazzolettino di forma quadrangolare inamidato.
La patena: il piattino per l’ostia
Si tratta di un oggetto liturgico importante che viene usato sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa. Solitamente è realizzato in oro o in argento e viene usato dal sacerdote per coprire il calice e posarvi l’ostia, prima di essere consacrata.
La pisside, il contenitore delle particole
La pisside è il contenitore in cui vengono conservate le particole, i frammenti di ostia che avanzano dopo la celebrazione eucaristica. Può avere forme diverse, in alcuni casi si presenta come una ciotola in altri sembra più un calice. A volte ha un coperchio per custodire l’eucarestia all’interno del tabernacolo.
Ricordiamo infatti che, dopo la consacrazione, Il Corpo di Cristo è presente anche nella briciola più piccola dell’ostia. Per questo motivo è importante recuperare ogni piccolo frammento per riutilizzarlo nelle celebrazioni future.
Per approfondire l’argomento: Dove vengono custodite le ostie: la pisside
Le ampolline per l’acqua
Le ampolline sono due piccole brocche che contengono l’acqua e il vino versati poi nel calice durante la preparazione delle offerte. In genere sono di vetro.
Fin dai primi secoli del Cristianesimo si iniziò ad aggiungere l’acqua nel vino usato per la consacrazione. In origine, per la celebrazione della Messa, il vino veniva offerto dai fedeli. Ognuno di loro lo portava all’altare all’interno di piccoli contenitori, chiamati amulae, che il diacono restituiva al proprietario dopo averne versato il contenuto nel calice oppure in un recipiente più capiente, chiamato hama.
Fino all’anno Mille non si ha alcuna testimonianza sulla coppia di ampolline contenti l’acqua e il vino. Questi accessori vennero adottate usualmente solo a partire dall’XI secolo.
Poichè inizialmente le ampolline non erano destinate per l’acqua e il vino consacrati, non vennero sottoposte ad alcuna norma. È solo con il Sinodo di Würzburg (1298) che si stabilì una sorta di regolamentazione. Si decise che fossero realizzate in vetro, peltro, oro e argento, con una forma piccola senza particolari indicazioni.
Oggetti di tessuto per la celebrazione liturgica
Oltre agli oggetti realizzati con materiali metallici o in vetro, chiamati “vasi sacri”, nel corso dell’eucarestia vengono usati anche oggetti di tessuto che servono durante la messa.
Tra questi troviamo: il corporale, la palla, il purificatoio e il manutergio.
Il corporale assomiglia a una tovaglietta in lino di forma quadrata, in genere inamidata per mantenere la sua forma rigida, che viene stesa sull’altare. Come possiamo intuire dal suo nome, il corporale viene usato per appoggiare sopra il Corpo di Cristo.
Durante l’offertorio dunque, il celebrante lo distende sull’altare per posarvi sopra la patena che contiene l’ostia e il calice con il vino.
Il suo nome deriva dal fatto che, ponendovi sopra l’ostia transunstanziata che è diventata il corpo di Gesù, ha il compito di sostenere il corpo stesso di Gesù Cristo. Per questo motivo, nei vecchi sacramentari ambrosiani, veniva chiamato sindone.
La palla, chiamata anche animetta, è un quadratino di stoffa bianca inamidata usata nel corso della celebrazione eucaristica cattolica di rito romano. Il suo scopo è quello di coprire il calice e la patena per evitare che insetti o altre cose vi cadano dentro. In genere è ricamata con una croce o altri abbellimenti.
Il purificatoio, chiamato meno comunemente purificatorio o purifichino, è un fazzoletto di lino a forma rettangolare, con una piccola croce ricamata. Le sue dimensioni possono variare e compare diverse volte nel corso della celebrazione liturgica. Viene usato per pulire la patena prima di deporvi l’ostia consacrata dopo la recita del Padre Nostro, per pulire il calice prima di versare il vino e l’acqua, per asciugarsi le labbra dopo aver bevuto dal calice e infine per pulire il calice alla fine della comunione.
Il purificatoio viene spesso confuso con il manutergio. Quest’ultimo è un piccolo asciugamano di lino bianco e di forma rettangolare che viene usato per asciugare le mani del sacerdote che vengono lavate dopo aver accolto i doni dell’offertorio, per questo viene spesso chiamato anche asciugatoio.
In alcuni casi presenta merletti o pizzi e le sue dimensioni possono variare. In sacrestia o nei locali attigui, viene utilizzato un manutergio di grandi dimensioni, per consentire al sacerdote l’abluzione delle mani prima di vestirsi per la celebrazione della Santa Messa. Nel momento dell’offertorio è consigliato un manutergio di dimensioni ridotte e che non deve essere posato sul calice nel percorso di andata e ritorno dall’altare. Un manutergio più grande viene usato dal vescovo per l’offerta dei pani consacrati.
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