La confessione è un atto di estrema importanza per il fedele che si prepara a ricevere il Corpo del Signore. Prima della comunione infatti, il fedele deve essere libero da ogni peccato per accogliere il Corpo e il Sangue di Dio nel modo giusto. Ecco perchè la confessione dei peccati e l’assoluzione con una semplice penitenza è il primo passo per avvicinarsi a Dio durante la messa.

Può sembrare un atto semplice, in realtà la confessione è un atto che mette paure e perplessità nel fedele. Quali sono le azioni che devo confessare? Come faccio ad avere la certezza di raccontare tutto senza dimenticare nulla? Sarò perdonato per le mie azioni? Sono solo alcune delle domande che affiorano nella mente del fedele prima della confessione.

Il compito del sacerdote è quello di aiutare il cristiano, fin dalle prime confessioni, a trovare la sicurezza di cui ha bisogno per gestire il colloquio nel modo giusto. Ecco una guida alla confessione che può aiutarlo a individuare i peccati da confessare ed essere pronto a ricevere il Signore. Continua a leggere!

Cos’è la penitenza?

La confessione dei peccati, anche conosciuta con il nome di penitenza o riconciliazione, è un sacramento che accomuna due chiese cristiane, come quella cattolica e quella ortodossa. Grazie al sacramento della penitenza il credente sinceramente pentito, può ottenere da Dio la remissione dei peccati ed è amministrato da un vescovo oppure da un presbitero.

Viene considerato uno dei due sacramenti detti “della guarigione” insieme all’unzione degli infermi, poichè il loro scopo è quello di alleviare la sofferenza del credente, intesa sia come sofferenza fisica, con l’unzione dell’ammalato, che spirituale per mezzo della riconciliazione del peccatore.

Le domande prima della confessione

Come abbiamo detto, prima della penitenza, il fedele è assorto da tante domande. Il gesto più importante in questi casi è quello di porre delle rassicurazioni per permettergli di affrontare questo passo in modo sereno.

Una delle domande più diffuse è: sarò sempre perdonato per i miei peccati? La risposta è molto semplice. Se il fedele si dimostra sinceramente pentito per i peccati che ha commesso e desidera cambiare la sua condotta di vita, Dio è sempre pronto a perdonare, qualunque sia il peccato.

Molti fedeli, soprattutto quelli che si trovano ad affrontare per la prima volta il percorso di confessione, possono incontrare dei dubbi sulle modalità in cui si svolge il sacramento. È importante rendere chiaro e trasparente quello che si andrà a fare. In questo modo il fedele sarà più sereno e potrà concentrarsi sull’unica cosa importante: chiedere perdono al Signore.

La confessione si svolge in presenza di un uomo di Dio e in nessun caso ha valore sacramentale se il penitente riceve l’assoluzione da un laico. In casi eccezionali, il sacramento può svolgersi in qualunque luogo, anche se il luogo all’interno della casa del Signore, nel confessionale. Il fedele sull’inginocchiatoio e il sacerdote davanti a lui o al suo fianco, lo ascolta e lo guida nel percorso di confessione. Per concludere, il fedele riceve le preghiere da recitare in segno di penitenza e potrà ritenersi puro agli occhi di Dio e pronto per ricevere la comunione.

Può capitare che il fedele si interroghi sulla possibilità di partecipare a confessioni comunitarie e assoluzioni generali. Come ha stabilito la chiesa, queste forme di penitenza sono possibili solo come mezzo straordinario, imminente pericolo di morte, in situazioni del tutto eccezionali e sempre di fronte al sacerdote.

Dopo aver indagato circa la natura delle domande e dei dubbi che affollano la mente del cristiano. Vogliamo suggerirti una piccola guida che aiuterà il fedele ad arrivare preparato alla confessione.

L’esame di coscienza per la confessione

L’esame di coscienza è un percorso che permette al fedele di comprendere quali peccati ha commesso e dovranno essere comunicati al sacerdote.

Tutto inizia con delle semplici domande preliminari, quali:

  • Quanto tempo è passato dall’ultima confessione?
  • Da quanto tempo non ricevo l’Eucaristia?
  • In passato ho mai nascosto volutamente qualche peccato mortale?
  • Ho mai ricevuto la Comunione avendo sulla coscienza dei peccati mortali mai confessati?

A questo primo passo, si possono far seguire altri piccoli step guidati dai comandamenti a cui i fedeli devono far riferimento per avere una buona condotta.

Il primo comandamento dice “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Il cristiano dovrebbe interrogarsi su:

  • Ho messo sempre Dio al primo posto tra i valori della vita?
  • Credo in Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo?
  • Dedico abbastanza tempo alla preghiera?

Il secondo comandamento recita “Non nominare il nome di Dio invano”. A tal proposito il fedele potrà porsi domande come:

  • Ho bestemmiato?
  • Ho fatto affermazioni false su Dio?
  • Ho fatto voti o promesse a Dio che poi non ho mantenuto?
  • Ho giurato il falso?

Il terzo comandamento dice “Ricordati di santificare le feste”. Il cristiano potrà interrogarsi su domande quali:

  • Ho saltato la Santa Messa nella domenica oppure in occasione di altre feste di precetto?
  • Durante la messa mi sono distratto, ho chiacchierato e ho disturbato gli altri?
  • Ho ostacolato altre persone a me care a partecipare alla messa?

Il quarto comandamento ci ricorda di “Onorare il padre e la madre”. Prima della confessione, il fedele potrà domandarsi:

  • Ho amato, ubbidito, rispettato e aiutato i miei genitori con ogni mia forza?
  • Ho dedicato al coniuge e ai figli il mio tempo e l’attenzione che meritano? Ho rispettato mia moglie/mio marito, anche e soprattutto davanti ai figli?
  • Mi comporto come un bravo cittadino?
  • Da genitore, mi impegno per fornire ai miei figli una buona educazione? Do ai miei figli un esempio di una vera vita cristiana?

Il quinto comandamento dice “Non uccidere”. Nonostante il concetto estremo, il quinto comandamento può aiutare il fedele a interrogarsi su gesti gravi compiuti con o senza volontà, come ad esempio:

  • Rispetto la vita con l’assunzione moderata nel cibo, nell’alcol, nel fumo? Sono prudente alla guida, per non mettere in pericolo la mia vita e quella degli altri?
  • Covo rancori? Mi sono arrabbiato con qualcuno?
  • Ho fatto volontariamente qualcosa che abbia recato danno alla vita morale, fisica o spirituale del prossimo?

Il sesto comandamento ci ricorda di “Non commettere atti impuri”. Così il fedele può domandarsi:

  • Mi sono abbandonato alla lussuria e a perversioni sessuali di qualunque genere?
  • Ho commesso adulterio?
  • Ho rapporti prematrimoniali?
  • Penso al partner come ad un oggetto di piacere?
  • Ho letto o guardato riviste, libri, spettacoli osceni?
  • Mi sono soffermato volontariamente in pensieri poco puliti?

Il settimo comandamento dice “Non rubare”. In questo caso, le domande possono essere:

  • Come datore di lavoro, pago il giusto stipendio ai dipendenti? E come lavoratore, lavoro lealmente in modo da meritare lo stipendio?
  • Ho sottratto oggetti o denaro di altri? In tal caso, sono riuscito a restituire ciò che ho sottratto impropriamente?
  • Sono attaccato al denaro in modo eccessivo?
  • Sono onesto nel mio lavoro, nel commercio e con i miei clienti?
  • Quello che possiedo l’ho guadagnato onestamente?
  • Ho chiesto raccomandazioni per ottenere in cambio vantaggi e privilegi?

L’ottavo comandamento dice di “Non dire falsa testimonianza”. Cadere in questo peccato è molto facile. In preparazione alla confessione ci si deve interrogare in questo modo:

  • Sono stato bugiardo, sleale e ingannevole con il prossimo?
  • Ho espresso sospetti o giudizi avventati?
  • Ho parlato male degli altri?
  • Con il mio silenzio colpevole ho coperto fatti delittuosi?
  • Ho dato il cattivo esempio insegnando a mentire ai miei figli o ad altri?

Il nono comandamento ci ricorda di “Non desiderare la donna/l’uomo d’altri”:

  • Ho custodito il pudore?
  • Ho suscitare in altre persone desideri impuri con il mio comportamento e il modo di vestire?
  • Ho guardato altre persone con malizia e desiderio?

Infine, il decimo comandamento dice “Non desiderare la roba d’altri”. Il fedele deve porsi domande come:

  • Sono invidioso di ciò che hanno gli altri?
  • Mi lamento di quello che ho?

Fare un esame di coscienza non è semplice, ci vuole tempo per riuscire a farlo in modo naturale e capire quali sono i gesti e le azioni che meritano di essere confidate al sacerdote. Ciò che conta è dimostrarsi una guida sempre disponibile e pronta a dare il supporto necessario.

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