Capita spesso di interrogarsi sul significato della benedizione della casa e della famiglia. Il termine “Benedire” ha molti significati e non è possibile pensare a una definizione univoca per racchiudere in un concetto il valore della benedizione.

In questo nuovo articolo vogliamo guidarti alla scoperta della tradizione che accompagna la benedizione delle case. Se anche tu ti stai interrogando sul significato e sulla storia di questo importante gesto, hai trovato l’articolo giusto per te. Mettiti comodo e inizia a leggere!

Che cos’è la benedizione?

Come ti abbiamo anticipato, il termine benedire ha diversi significati. Il primo ad esempio è legato alla parola, bene-dire significa per l’appunto “dire bene”. Pensa alle Sacre Scritture, così come accade tra i cristiani, si benedice a Dio, ovvero viene lodato per le sue opere e lo ringraziamo per i suoi benefici.

In questo senso vengono benedetti anche gli uomini, in relazione a Dio, alla beata Vergine e ai santi.

Sempre nelle scritture, troviamo che anche Dio benedice. Ed ecco un secondo significato della benedizione. Quando Dio benedice non lo fa per lodare se stesso o le sue opere, ma diffonde sulle stesse protezione e moltiplicazione. Così troviamo scritto: “Dio li benedisse: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra” (Gn 1,22).

La benedizione è quindi legata alla trasmissione della vita stessa. Poiché la vita è un dono, la benedizione la moltiplica.

Un terzo significato lo ritroviamo con San Tommaso. Il santo riprese la definizione di San Gregorio Magno, che recita così: “la benedizione di Dio sta a significare il conferimento dei suoi doni e la loro moltiplicazione” (Commento alle Sentenze, libr. 2, dist. 15, 3, 3). Nella Sacra Scrittura la benedizione è simbolo di abbondanza e agiatezza, due concetti che spesso sostituiscono il significato di pace.

Anche nell’Antico Testamento veniva data molta importanza alla benedizione e alla maledizione dei patriarchi. La benedizione veniva impartita da Dio ma poteva essere esercitata anche da parte dei ministri di Dio pronunciando la “parola efficace”.

Prendiamo come riferimento la Bibbia di Gerusalemme, in particolare la benedizione data da Melchisedek, sacerdote del Dio altissimo, ad Abramo. Secondo la Sacra Scrittura “la benedizione è una parola efficace (Gn 9,25) e irrevocabile che, anche quando viene pronunciata da un uomo, trasmette l’effetto che esprime, perché è Dio stesso che benedice per mezzo dell’uomo” (Cfr. nota a Gn 14,19).

L’irrevocabilità è riconosciuta da Isacco nel momento in cui si accorge che Giacobbe gli ha conferito la benedizione al posto di Esaù. La Bibbia di Gerusalemme riporta ancora una volta che: “Le benedizioni (come le maledizioni) una volta pronunciate sono efficaci e irrevocabili”.

Nel Nuovo Testamento invece, Gesù benedice i bambini, diffonde in loro la salute, la protezione e i favori divini. Allo stesso modo Gesù benedice il pane prima di moltiplicarlo. Così come benedice il pane e il vino nell’Ultima Cena prima di consacrarli nel suo corpo e nel suo sangue.

È lo stesso Gesù a comandare ai suoi discepoli di portare pace nelle case, per mezzo della benedizione, e portare così la sua protezione. La chiesa ereditò e moltiplicò usanza in favore di persone e di cose. Ancora oggi infatti le formule di benedizione sono numerose e varie e sono raccolte in un libro speciale chiamato Benedizionale. In passato erano contenute invece nel Rituale Romano. Anche gli oggetti possono essere benedetti: le abitazioni, le macchine, il sale, l’olio e molto altro. Si tratta di un modo per conferire agli oggetti la forza per tenere lontano gli influssi del maligno e trovare la benevolenza di Dio.

Ricordiamo che la benedizione non è un sacramento, ma un sacramentale. Questo significa che non ha un potere immediato, ma dipende dalla grazia e dalla devozione delle persone a cui sono destinati e che li utilizzano.

In genere la benedizione è quasi sempre sostenuta da una preghiera oppure da uno o più segni di croce per ricordare che ogni benedizione ci viene per i meriti della passione e della morte in croce di Gesù Cristo.

Il rito della benedizione delle case

La benedizione delle case, o la Benedizione delle Famiglie, viene effettuata dal parroco o dai suoi collaboratori che visitano una per una le famiglie del suo territorio e impartisce il rito della benedizione. Si tratta di una tradizione davvero molto antica che viene rispettata ancora oggi dalle parrocchie e dalle comunità cristiane.

La chiesa raccomanda infatti che ogni parrocchia effettui annualmente le benedizioni, seguendo l’esempio di Gesù, che inviava i suoi discepoli a portare nelle case il dono della pace.

La benedizione annuale delle famiglie da parte del parroco è considerata un’occasione preziosa e essenziale per il ministero pastorale. Con l’arrivo del Tempo Pasquale, nelle diocesi romane, inizia il periodo per la benedizione annuale ha origine dal rito stesso della benedizione. In occasione della solenne Vigilia Pasquale le famiglie ricevono l’acqua lustrale benedetta. Nelle diocesi di rito ambrosiano invece, il periodo delle benedizioni è quello natalizio.

Secondo le norme del rito, è importante che la benedizione venga impartita all’interno di una casa abitata, poiché il gesto riguarda propriamente la famiglia e non i locali.

Come viene indicato dal Benedizionale, gli elementi essenziali del rito sono:

  • La lettura della parola di Dio
  • La preghiera di benedizione

Inoltre si raccomanda di adattare il rito in base alle circostanze della famiglia, soprattutto se sono presenti bambini piccoli, anziani, malati.

Esistono due diverse formule una lunga e una forma breve. Alla preghiera di Benedizione si fa seguire la diffusione dell’acqua benedetta all’interno della casa, accompagnata dalla formula: “Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e l’adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza. Amen.” (Benedizionale, n. 456.466).

Questo gesto ha un significato molto profondo. Infatti ricorda il dono del Battesimo e di far rivivere nei presenti la bellezza della vocazione battesimale.

Come nasce questa consuetudine pasquale?

Nelle chiese che seguono il rito romano, la tradizione vuole che la benedizione delle case ricada in occasione della Pasqua. Una spiegazione la possiamo trovare nella lettura del brano che riguarda la Pasqua ebraica nel libro dell’Esodo (12,1-14).

Come si racconta nelle scritture, con il sangue dell’agnello immolato per la Pasqua, gli ebrei spalmarono gli stipiti e l’architrave della porta d’ingresso delle loro case. In questo modo il Signore passò oltre le abitazioni ebraiche per impedire all’angelo sterminatore di uccidere i primogeniti maschi. I bambini primogeniti del popolo egiziano invece, che manteneva in schiavitù il popolo ebreo, furono uccisi poichè le porte delle loro case non erano contrassegnate in alcun modo.

Allo stesso modo, accogliendo il sacerdote e la benedizione di Dio, nella Pasqua cristiana ci si prepara alla liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte grazie al sacrificio del vero Agnello. La Pasqua di Cristo, anche grazie all’acqua benedetta nella solenne Veglia del Sabato Santo, entra così nelle nostre case, rinnova la nostra vita come accade nel Battesimo, ci purifica e ci rende nuove creature.

La tradizionale benedizione natalizia ambrosiana

Durante la peste del 1576 San Carlo Borromeo visitò le case degli appestati per portare loro i conforti religiosi ai milanesi che, a causa della quarantena dovevano restare chiusi in casa per via del freddo inverno. Da questo gesto di generosità del Santo Vescovo deriva la consuetudine di visitare le case nel tempo natalizio.

Una spiegazione più teologica e spirituale, fa risalire la benedizione al fatto che nell’Avvento ambrosiano, che consta di sei domeniche invece che quattro come nel rito romano, la lettura del Vangelo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Questo episodio, che viene in genere inserito nella Domenica delle Palme per la sua collocazione storica-cronologica, rappresenta l’incontro di Gesù con il suo popolo, come un’immagine del ritorno di Cristo alla fine dei tempi. Ma rappresenta anche l’incontro di Gesù con ciascuno di noi, nella nostra vita, nella nostra quotidianità e nelle nostre case.

Oppure più semplicemente, il Bambino che nasce a Natale, rifiutato a Betlemme e dal mondo attuale, deve trovare spazio nel nostro intimo, nelle nostre case. Tramite la benedizione natalizia possiamo ricordare che se non apriamo la porta del nostro cuore non potremo essere veramente in comunione con Dio.

Sembra proprio che le tradizioni che riguardano la benedizione delle famiglie nei due riti, Ambrosiano e Romano, vogliano sottolineare due misteri più importanti della vita di Gesù.

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