Il clergyman è l’abito ecclesiastico composto da giacca, camicia e pantaloni, con pettorale nero e collarino bianco, solitamente di stoffa nera o grigio scura, indossato dal sacerdote. Questo termine viene spesso usato anche per indicare il collarino bianco tipico nel vestiario di un sacerdote. Grazie a questi tratti distintivi dell’abbigliamento, siamo in grado di individuare un prete a prima vista anche al di fuori dalle mura di un luogo sacro. Sono dunque dei simboli semplici e delicati indispensabili per contraddistinguere un uomo di Dio.

Ma cosa rappresenta oggi l’abito talare e qual è l’origine di questi indumenti così importanti nei giorni nostri? Vogliamo parlartene in questo nuovo articolo del nostro blog. Buona lettura!

Gli abiti del sacerdote ieri e oggi

Non tutti sanno che in passato l’abbigliamento ecclesiastico era regolato da leggi molto severe e codificate. Ogni componente del clero, preti e frati, potevano essere riconosciuti facilmente grazie agli abiti che indossavano. Nella maggior parte dei casi era possibile capire fin da subito a quale ordine religioso appartenesse un uomo di chiesa proprio grazie al tipo di indumento che indossava. Il colore della tonaca, oppure il saio nel caso dei frati, l’uso di uno scapolare, o del cappuccio, erano tutti elementi essenziali per riconoscere un uomo di chiesa.

Stiamo parlando di tempi antichi. Oggi non è più così e infatti, con l’avvento della modernità, queste regole si sono modificate e adattate alla nuova società. Le ragioni sono semplici. I sacerdoti oggi hanno bisogno di potersi muovere con praticità, per portare a termine i doveri di guide spirituali, per prestare appoggio e supporto ai fedeli in questioni molto più pratiche e terrene rispetto al passato. Queste ragioni si legano in modo indissolubile alla necessità del sacerdote di continuare a mostrare anche nel suo aspetto e nel suo abbigliamento, la sua appartenenza alla chiesa e a Gesù Cristo. Ricordiamo sempre che il prete è colui che incarna Dio e manifesta la sua presenza sulla terra.

Papa Giovanni Paolo II nei suoi insegnamenti scrive: “La cura dell’amata diocesi di Roma pone al mio animo numerosi problemi, tra i quali appare meritevole di considerazione, per le conseguenze pastorali da esso derivanti, quello relativo alla disciplina dell’abito ecclesiastico. Più volte negli incontri con i sacerdoti ho espresso il mio pensiero al riguardo, rilevando il valore ed il significato di tale segno distintivo, non solo perché esso contribuisce al decoro del sacerdote nel suo comportamento esterno o nell’esercizio del suo ministero, ma soprattutto perché evidenzia in seno alla Comunità ecclesiastica la pubblica testimonianza che ogni sacerdote è tenuto a dare della propria identità e speciale appartenenza a Dio.”

Inoltre, secondo l’articolo 284 del Codice di Diritto Canonico “I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali.”

È evidente dunque che indossare abiti da prete è un modo per ricordare, non solo a se stessi ma anche ai fedeli, il proprio ruolo e la proprio vicinanza spirituale con Dio. Si tratta di un aspetto che ha un forte impatto psicologico e sociale su chi incontra un uomo di chiesa. Il fedele sa che il prete è la testimonianza vivente di Dio.

L’importanza del collarino

Nonostante l’importanza delle regole che determinano il vestiario del prete, sono tanti i sacerdoti che scelgono di non indossare l’abbigliamento religioso, in particolare il collarino ecclesiastico. Eppure, il clergyman basterebbe anche da solo a rendere il sacerdote identificabile con facilità e immediatezza.

Il collarino ecclesiastico viene introdotto per la prima volta nel XIX secolo. Originariamente era in cotone o lino bianco e si usava abbottonato intorno al collo, sopra degli abiti comuni. Oggi i collarini vengono realizzati spesso in plastica e in alcuni casi possono essere sostituiti dal collarino parziale. Quest’ultimo può essere infilato sotto il colletto della veste talare o della camicia, così da mostrare solo una piccola porzione.

È dunque uno degli accessori religiosi più pratici e funzionali che permette al sacerdote di unire comodità a responsabilità. In genere, l’abito talare tradizionale è composto da pantaloni, camicia e giacca di colore nero, grigio o blu scuro. Sotto il colletto della camicia, rigorosamente dello stesso colore del completo, viene inserito il collarino ecclesiastico.

In alcuni casi, al posto della giacca sulla camicia da prete, è possibile usare un gilet o un maglione, per presenziare nelle occasioni più informali. Il completo clergyman ha origine dall’abbigliamento dei pastori protestanti anglosassoni. Il cattolicesimo romano ha preso spunto dalla praticità e dalla comodità delle vesti e lo ha accolto come abito religioso e simbolo di identità cattolica.

Significato della camicia clergyman

Con il termine clergyman si intende in generale l’abito religioso indossato dai sacerdoti al di fuori delle celebrazioni. Questo termine si riferisce tipicamente alla classica camicia clergyman, che caratterizza in modo inequivocabile la tenuta del prete. Uno dei dettagli più comuni è il colletto bianco che può essere di due modelli.

Il primo modello è definito “alla romana“. In questo caso il colletto è caratterizzato da una fascetta di plastica bianca alta 3 o 4 centimetri, che fuoriesce di mezzo centimetro dal colletto nero. Questo modello ha origine dall’abito talare, nel quale la fascia bianca indica candore e purezza.

Nel secondo modello invece è presente un inserto di plastica bianca che viene infilato all’interno del colletto della camicia, grazie alle due fessure in cui vengono inseriti gli angoli. In questo modo si ottiene il caratteristico quadratino bianco in mezzo al colletto.

Le camicie clergyman sono realizzate in filafil, popeline o miste. I colori ricorrenti sono il grigio scuro, il grigio chiaro, l’azzurro, il bianco, il nero.

Le tipologie di clergyman

Oggi il sacerdote può trovare camicie e abiti ecclesiastici moderni e funzionali di qualunque tipo: dalle camice clergyman alle giacche, dai gilet ai girocollo, dai pullover ai giubbini. Come abbiamo detto, le camicie clergyman sono disponibili in filafil, un tessuto traspirante, resistente e leggero realizzato grazie all’intreccio di due fili di cotone pregiato, popeline o miste. È possibile trovarle a manica corta o lunga, eleganti e comode da indossare, con pratici taschini e bottoni sul davanti nascosti. In questo modo il prete può scegliere il modello giusto per ogni occasione.

Una valida alternativa alla camicia è rappresentata dalla polo. Il sacerdote può scegliere una maglia con collo clergy e colletto “civile”. Anche in questo caso, sono presenti in commercio modelli a maniche lunghe e maniche corte per adattarsi alla perfezione allo stile di vita del prete.

Sopra la polo o la camicia, il prete può scegliere se indossare una giacca, un girocollo, un maglione o un gillet.

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