Il baldacchino di San Pietro è una delle opere più suggestive presenti all’interno della basilica di San Pietro in Vaticano. Si tratta di un monumentale ciborio barocco, alto 28,5 metri, ideato nel XVII secolo con lo scopo di indicare il luogo in cui si trova il sepolcro del santo. Il baldacchino si inserisce perfettamente nello spazio semicircolare della confessione.
Il ciborio è un elemento architettonico che sovrasta l’altare maggiore nelle chiese con caratteristiche ben precise. In genere poggia su quattro supporti verticali uniti tra loro con degli archi che reggono una cupoletta o una volta piana. Quest’ultima è destinata a custodire la pisside, il contenitore delle ostie consacrate.
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La storia del Baldacchino di San Pietro
Il baldacchino della basilica di San Pietro è un’opera maestosa realizzata da Gian Lorenzo Bernini tra il 1624 e il 1633. Papa Urbano VIII ha commissionato la sua costruzione nel 1623. È considerata la più grande commissione pubblica ottenuta dall’artista. Il baldacchino venne inaugurato il 28 giugno 1633 dallo stesso papa.
Il baldacchino rappresenta un’opera molto importante per il Bernini poichè racchiude la sua profonda competenza in ambito scultoreo e architettonico. L’imponenza dell’opera ha permesso la realizzazione di una particolare immagine allegorica, un catafalco processionale di grandezza monumentale, molto più grande del solito. Il baldacchino andò a sostituire il tradizionale ciborio inserendosi nello spazio in maniera innovativa e scenografica e aprendo nuove prospettive all’architettura barocca.
È stata una vera e propria impresa che ha avuto origine da un lavoro di cantiere collettivo che vide coinvolti Francesco Borromini, suo fedele assistente per la parte architettonica che partecipò anche alla progettazione e altri scultori piuttosto conosciuti come François Duquesnoy, Stefano Maderno, Giuliano Finelli, Andrea Bolgi, Luigi Bernini, fratello di Gian Lorenzo, e una lunga schiera di fonditori e scalpellini.
Tra miti e false credenze
La grandezza dell’opera ha dato adito a numerose credenze. Per molto tempo si pensò che per realizzare l’opera vennero asportati e fusi gli antichi bronzi del Pantheon, consistenti nelle massicce travature del pronao. Questa particolare decisione ispirò il celebre modo di dire: “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini” ovvero “ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini”. Questa frase voleva sottolineare la forte ambizione della famiglia del pontefice che per autocelebrarsi con la realizzazione di monumenti spettacolari, si concedeva spese enormi senza fermarsi davanti a nulla, neanche al danneggiamento di uno dei monumenti più importanti dell’antica Roma.
Il critico d’arte de L’Osservatore Romano, Sandro Barbagallo, ha identificato l’autore della celebre “pasquinata” identificato in monsignor Carlo Castelli, ambasciatore del Duca di Mantova. A portare all’identificazione è il diario dello stesso papa Urbano VIII, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana con il nome di Codice Urbinate 1647.
Alla pagina 576v troviamo scritto: “Dalle lingue malediche e detrattori di fama contaminata fu decantato lo spoglio d’ un ornamento antico, benché ciò sia stato vero di haver levato quel Metallo, ma estimato ancor bene e posto, per essere stata ornata la Chiesa de’ SS. Apostoli, e si è visto a tempi nostri sopra di questi Critici la maledizione di Dio, perché l’Agente del Duca di Mantova che fu Detrattore di aver affissi i Cartelli di quell’infame Pasquinata da famiglia Barbera ad Barberina, egli morse d’infermità e nel letto chiese perdono a Papa Urbano Ottavo.”
Secondo altre opinioni, i bronzi del Pantheon sono stati realmente fusi per essere riutilizzati per la realizzazione di 80 cannoni di Castel Sant’Angelo. Secondo Louise Rice, una storica dell’arte americana docente alla New York University, le cose sono andate diversamente da questa versione dei fatti, che è stata invece costruita ad hoc dalla propaganda papale.
La descrizione del baldacchino
Al di là degli scandali legati alla realizzazione di questa bellissima opera, sappiamo che il baldacchino di San Pietro è un simbolo molto importante per il fedele. Ricordiamo infatti che il punto in cui sorge è esattamente quello in cui si trova la tomba di San Pietro.
Vediamo insieme da cosa è composto.
L’elemento più caratteristico sono le colonne tortili, alte ben 11 metri. Ciascuna colonna è composta da tre rocchi a cui si aggiungono i capitelli scomposti e altri basamenti in pietra. Sulle colonne sono raffigurate le fasi di un parto, reso ancora più suggestivo dalle espressioni del volto femminile. Questa scena è rappresentata all’interno dello stemma papale di Papa Urbano VIII Barberini.
Le colonne del baldacchino
Le colonne si uniscono alla trabeazione per mezzo di quattro dadi di origine brunelleschiana, che rendono il monumentale baldacchino ancora più slanciato e ispirando un senso di grande leggerezza. I pilastri hanno una particolare forma attorcigliata, chiamata tortile, e richiamano la pergula della vecchia basilica di San Pietro, a loro volta ispirate al Tempio di Salomone. Ognuna è attraversata da elementi naturalistici bronzei come tralci di lauro che alludono alla passione per la poesia di papa Urbano VIII, lucertole che simboleggiano la rinascita e la ricerca di Dio ed infine le api che fanno parte dello stemma della famiglia papale dei Barberini, ritrovate anche in numerosi basamenti marmorei.
I quattro pilastri sono collegati da una trabeazione concava in perfetto stile Barocco. L’elica scultorea che si viene a creare dalle colonne tortili ricorda un movimento ascendente che dal basso procede verso l’alto in direzione della cupola di Michelangelo.
Per quanto riguarda la parte superiore, Bernini adottò una struttura a dorso di delfino per rendere l’aspetto finale del baldacchino più leggero. Furono aggiunte inoltre le statue, disegnate da Borromini, raffiguranti angeli e putti che reggono festoni. I drappi che si trovano sotto la trabeazione riproducono il movimento naturale del vento.
Il richiamo alla famiglia Barberini
Per mettere in risalto la commissione di un papa appartenente alla famiglia Barberini, il Bernini un putto che alza al cielo un enorme corpo d’ape rovesciato su uno dei lati del baldacchino. Sulla cima fu posizionato il globo con la croce. Le statue invece sono animate in perfetto stile barocco e vengono impreziosite da particolari effetti cromatici realizzati con l’uso della doratura, come accade per il resto dell’opera.
Gabriele D’Annunzio definisce quest’opera così grande e maestosa in questo modo: “Sorgono scintillando per l’ombra le quattro colonne che nel pagano bronzo torse il Bernini a spire”.
Il baldacchino di San Pietro non è l’unico presente in Italia. Abbiamo detto che si tratta di un’opera molto importante e per questo è possibile ammirare delle straordinarie copie, simili nello stile ma di dimensioni decisamente inferiori. I baldacchini si trovano presso la Cattedrale di San Vigilio di Trento, la Cattedrale di San Feliciano di Foligno e presso la Chiesa di Santa Reparata ad Atri.
Il baldacchino di San Pietro da secoli continua a generare un forte senso di ammirazione non solo per la sua bellezza ma soprattutto per ciò che rappresenta: devozione e santità.
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