San Gennaro è il santo patrono di Napoli, scelto per aver salvato la città dalle pestilenze e dalle eruzioni del Vesuvio. È uno dei santi più amati fin dall’antichità, sia dai cristiani che dai pagani, per le sue numerose opere di carità e il suo sostegno alla popolazione.

Vescovo di Benevento, fu martirizzato sotto Diocleziano, oggi è conosciuto in particolare per il miracolo della liquefazione del sangue, che avviene tre volte l’anno. I suoi tributi iconografici sono la palma, simbolo del martirio, e il bastone pastorale.

Ma quando si festeggia San Gennaro e perché è così importante per la città di Napoli? In questo articolo ti racconteremo la storia del Santo, dal martirio al miracolo del sangue, e del suo seguitissimo culto. Buona lettura!

La storia di San Gennaro

Esistono sette antichi testi, tra cui ‘Atti’, ‘Passio’ e ‘Vitae’, che raccontano la vita di San Gennaro. Tra i più noti ci sono gli “Atti Bolognesi” e gli “Atti Vaticani”. Questi documenti testimoniano la nascita di San Gennaro a Napoli nella seconda metà del III secolo e la sua nomina a vescovo di Benevento. Qui, esercitò il suo ministero pastorale, guadagnandosi l’affetto della comunità cristiana e il rispetto dei pagani grazie al suo impegno caritatevole verso tutta la popolazione, anche nei confronti dei più deboli. Durante i primi anni del regno di Diocleziano (243-313), infatti, i cristiani godevano di una certa libertà di culto e potevano occupare posizioni di rilievo all’interno della società.

Il martirio e il culto

Gennaro era molto amico del diacono Sosso, che guidava con amore la comunità cristiana di Miseno e che fu incarcerato dal proconsole della Campania, il giudice Dragonio. Quando venne a sapere dell’arresto di Sosso, Gennaro decise di andare a trovarlo in carcere insieme a due compagni, Festo e Desiderio, per portargli il suo conforto. Dragonio venne a sapere della presenza e dell’intromissione di Gennaro, così decise di arrestare anche loro tre. La decisione generò le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli, e di altri due fedeli della stessa città. Il loro intervento venne visto in malo modo dal giudice che decise di agire in modo brutale. La sentenza fu spietata: anche loro tre furono arrestati e condannati a morte presso l’anfiteatro, sbranati dagli orsi.

Mentre si svolgevano i preparativi, il proconsole Dragonio notò che il popolo mostrava simpatia per i prigionieri. Temendo che potessero scoppiare disordini durante i “giochi”, decise di cambiare i suoi piani e, il 19 settembre 305, ordinò la decapitazione dei prigionieri.

La storia del sangue di San Gennaro ha inizio durante il trasporto delle reliquie del santo a Napoli quando, secondo le fonti, una donna di nome Eusebia (probabilmente la sua balia), consegnò al vescovo due ampolline che contenevano il sangue del martire, raccolto durante il suo terribile martirio. Per ricordare le tappe di questa solenne traslazione, vennero elette due cappelle, una è quella di San Gennariello al Vomero e l’altra è quella di San Gennaro ad Antignano.

Lo spirito di devozione nei confronti del santo era così forte da resistere nel tempo e arrivare fino ai giorni nostri. Sempre più cristiani si appassionarono al culto del santo tanto che si rese necessario l’ampliamento delle catacombe per contenere un numero sempre più grande di fedeli.

Ma quindi come si è sviluppato il culto di San Gennaro? Il culto del martire era già diffuso a partire dal V secolo, come dimostrano i numerosi dipinti, gli affreschi, i mosaici e le iscrizioni ritrovati nel cimitero sotterraneo. Molti cristiani volevano essere seppelliti accanto a lui e le loro tombe venivano ornate di dipinti e immagini che rappresentavano il santo. In sostanza, già a partire dal V secolo, è chiaro che il martire Gennaro fosse considerato un santo. La canonizzazione effettiva arrivò però molto più tardi, quando fu confermata da Papa Sisto V nel 1586.

La tomba divenne meta di pellegrinaggio grazie ai prodigi che venivano attribuiti al santo. Ad esempio, nel 476, in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani si recarono in massa alla catacomba del santo per chiedere una sua intercessione e salvare la città. Da quel momento iniziò la tradizione di invocare San Gennaro per ricevere la grazia e far cessare terremoti ed eruzioni. Così il culto per il santo continuò a crescere mentre diminuiva quello per San Agrippino, fino a quel momento patrono della città.

A partire dal 472 San Gennaro iniziò ad assumere il titolo di patrono e protettore della città.

Le reliquie

Quando parliamo delle reliquie di San Gennaro ci riferiamo a:

  • le ampolle del sangue, famose per il miracolo della liquefazione;
  • il cranio, conservato nel Duomo di Napoli e che viene portato in processione durante le celebrazioni;
  • le ossa anch’esse custodite nella Cappella del Tesoro nel Duomo di Napoli.

Un’interessante curiosità riguarda la reliquia del sangue di San Gennaro. Essa è custodita in una teca contenente due ampolle: una completamente piena e l’altra parzialmente vuota. Ma a cosa si deve questa differenza? Il responsabile fu Carlo III di Borbone, che ne prelevò una parte per portarla con sé in Spagna.

Il miracolo del sangue e la storia delle reliquie

Per comprendere il valore delle reliquie di San Gennaro dobbiamo raccontarti di una seconda eruzione, avvenuta nel 512. In quell’occasione fu il vescovo di Napoli Stefano I a iniziare le preghiere propiziatorie. In seguito fece costruire in suo onore, vicino alla basilica costantiniana di Santa Restituta, la prima cattedrale di Napoli, una chiesa chiamata Stefania, sulla venne eretto il Duomo alla fine del secolo XIII. All’interno della cripta venne riposto il cranio e la teca con le ampolle del sangue.

Si tratta di una decisione provvidenziale, perché in questo modo si riuscirono a preservare le reliquie dal furto per mano dal longobardo Sicone che, durante l’assedio di Napoli nell’831, saccheggiò le catacombe presenti al di fuori della cinta muraria della città, e asportando le restanti ossa del santo che furono portate nella sede del ducato longobardo a Benevento.

Furono conservate qui fino al 1156, fino a quando vennero spostate nel santuario di Montevergine, dove rimasero per circa tre secoli. Per un momento se ne persero le tracce, vennero ritrovate soltanto in seguito ad alcuni scavi effettuati nel 1480, che le riportarono casualmente alla luce sotto l’altare maggiore, ben contrassegnate da una lamina di piombo con il nome del santo.

Dopo numerose discussioni e trattative, il 13 gennaio 1492 le ossa furono riportate a Napoli nel succorpo del Duomo e congiunte finalmente al capo e alle ampolle. In tutto questo tempo il cranio era stato sistemato in un preziosissimo busto d’argento, realizzato da tre orafi provenzali e donato al Duomo di Napoli da Carlo II d’Angiò nel 1305.

Nel 1646, il busto d’argento con il cranio e le ampolline col sangue, furono riposizionate nella nuova Cappella del Tesoro, decorata con capolavori d’arte d’ogni genere. Le ampolle sono state incastonate all’interno di una teca preziosa fatta realizzare da Roberto d’Angiò durante il suo lungo regno. Solo nel XVII secolo la teca assunse la forma che conosciamo noi oggi: due vetri circolari di circa dodici centimetri di diametro che racchiudono le due ampolline, una di forma ellittica schiacciata e ripiena per circa il 60% di sangue e l’altra più piccola cilindrica con poche macchie rosso-brunastre sulle pareti.

Il miracolo della liquefazione del sangue avviene solo in quella più grande. Le altre reliquie sono posizionate all’interno di un’antica anfora sono rimaste nella cripta del Duomo, al di sotto dell’abside e dell’altare maggiore della grande Cattedrale.

Che significato religioso ha il miracolo di San Gennaro?

Secondo un antichissimo documento, il miracolo di San Gennaro è avvenuto per la prima volta il 17 agosto 1389. Si tratta però della prima volta in cui è stato documentato, per cui è probabile che sia avvenuto anche in prima di questa data. Da quel momento, ogni anno per tre volte avviene il sangue si scoglie all’interno della sua ampolla.

Come ha confermato don Nicola Bux, teologo della Diocesi di Bari e consultore alle Congregazioni delle Cause dei Santi, i miracoli sono uno strumento per richiamare l’uomo a principi più alti. Quello della liquefazione del sangue è comune anche ad altri santi, vicini a San Gennaro. Stiamo parlando di San Pantaleone a Ravello e San Lorenzo ad Amaseno, in provincia di Frosinone.

Ricordiamo che il sangue dei martiri ha una virtù preziosa: è il seme di nuovi cristiani. Il significato del miracolo di San Gennaro fa germogliare la fede dei cristiani che assistono ogni anno con spirito di devozione.

Quante volte avviene il miracolo?

La liquefazione del sangue di San Gennaro si verifica tre volte all’anno:

  • il primo sabato di maggio, quando le reliquie e le ampolline vengono portati in processione in ricordo della prima traslazione da Pozzuoli a Napoli, una volta raggiunta la Basilica di Santa Chiara e dopo i rituali e le preghiere avviene la liquefazione del sangue raggrumato;
  • la seconda avviene il 19 settembre, in occasione proprio della festa di San Gennaro. Anche in questa circostanza, dopo i rituali e le preghiere, davanti al cardinale arcivescovo, alle autorità e ai fedeli, avviene il miracolo;
  • la terza il 16 dicembre, festa del patrocinio di San Gennaro, in memoria dell’eruzione del Vesuvio nel 1631 arrestatasi grazie all’intercessione del santo.

Che cos’è il tesoro di San Gennaro?

Il Tesoro di San Gennaro è una delle collezioni più preziose e spettacolari al mondo, custodito nella Reale Cappella del Tesoro all’interno del Duomo di Napoli. Qui sono conservate le sue reliquie e il suo sangue, oggetti di profonda devozione. Nel corso di sette secoli, papi, re, imperatori e comuni cittadini hanno donato straordinari capolavori per arricchire la collezione, che è rimasta intatta grazie alla Deputazione della Cappella del Tesoro, un’istituzione laica fondata nel 1527. Oggi, questo inestimabile patrimonio sacro e culturale è accessibile al pubblico presso il Museo del Tesoro di San Gennaro.

Le preghiere rivolte al Santo

La preghiera a San Gennaro è un importante momento di devozione per tutti i fedeli. Il suo santino è spesso accompagnato da invocazioni che chiedono protezione e intercessione. La tradizione vuole che si preghi San Gennaro soprattutto nei momenti di difficoltà, chiedendo il suo aiuto per ottenere miracoli e grazie particolari. Sono molti, infatti, i fedeli che conservano un santino con preghiera a San Gennaro come segno di fede e devozione.

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