San Gerardo di Maiella è il Santo patrono delle donne incinte, delle mamme e dei bambini, conosciuto in tutto il mondo per la sua particolare storia e la sua profonda spiritualità. I miracoli di questo giovane lo hanno reso celebre tra i fedeli e lo hanno portato a diventare il patrono della Basilicata.
Scopriamo insieme la sua storia, la sua vita e le sue opere misericordiose. Sei curioso di saperne di più su San Gerardo? Continua a leggere!
Indice degli argomenti:
La vita di San Gerardo Maiella
Gerardo Maiella nasce nel 1726, in una famiglia modesta in provincia di Potenza, più precisamente a Muro Lucano. Suo padre era un sarto che morì in giovane età lasciandolo il piccolo Gerardo con la madre, una donna profondamente devota che gli trasmise la l’amore di Dio e la sua immensa misericordia.
Inizialmente Gerardo lavorò al servizio del vescovo di Lacedonia, Claudio Albini, un uomo dispotico rinomato per la sua autorità ma che il giovane imparò a conoscere e con il tempo ad apprezzare.
Lo stesso Gerardo era conosciuto per la sua eccentricità, un buono a nulla destinato a fallire qualunque attività avesse voluto intraprendere. Poi qualcosa nella sua vita cambiò, finalmente giunse la chiamata religiosa che non potette fare a meno di accogliere e seguire come ragione di vita.
La chiamata religiosa
Gerardo aveva avvertito la chiamata religiosa fin da giovane, grazie soprattutto all’educazione impartita dalla mamma. Inizialmente provò ad essere ammesso nel convento dei frati cappuccini della sua città, ma a causa della sua salute cagionevole, i frati rifiutarono la sua richiesta.
Nel 1748 Gerardo entrò in contatto contatto con un gruppo di sacerdoti redentoristi, appartenenti alla Congregazione Redentorista fondata da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e impegnata in opere di evangelizzazione missionaria. I sacerdoti redentoristi erano si ispiravano al mistero della redenzione e della salvezza misericordiosa di Dio e organizzavano la propria vita secondo l’imitazione di Gesù e dei suoi discepoli. Gerardo decise dunque di unirsi a loro e per farlo, scappò di casa calandosi con un lenzuolo dalla finestra e lasciando un biglietto per la madre con su scritto: “Mamma, perdonami, vado a farmi santo.”
Ancora una volta Gerardo incontrò numerose resistenze dovute sempre alla preoccupazione che uno stile di vita particolare fosse troppo rischioso per la sua salute fragile. Dopo tante insistenza, Gerardo riuscì a farsi accogliere nella Congregazione. Il 16 luglio 1752, in occasione della festa del Santissimo Redentore, pronunciò i voti solenni.
Iniziò a spostarsi da un convento all’altro e impegnandosi in diversi lavori: dal giardiniere, al portinaio, dal sacrestano, al cuoco, all’addetto alla pulizia della stalla. In ogni convento dimostrò il suo spirito gioioso e una volontà instancabile, oltre a obbedienza, mortificazione, devozione. Decise di donare ai poveri tutti i suoi averi, sempre con gioia e amore, ritagliandosi un posto speciale nel cuore delle persone.
Trascorre la vita con eroismo e sopportazione, anche quando venne ingiustamente accusato di aver avuto una relazione con una ragazza e anche quando la tubercolosi lo costrinse a letto. Sulla porta della propria cella si trovava scritto: “Qui si fa la volontà di Dio, come vuole Dio e fino a quando vuole Dio”.
Nel 1755, all’età di ventinove anni, dopo pochi anni di vita religiosa, Gerardo morì. Anche se pochi, gli anni trascorsi nella strada del Signore gli garantirono la beatificazione nel 1893 per opera di Papa Leone XIII e, nel 1904, la santificazione per volontà di Papa Pio X.
San Gerardo Maiella diventò il patrono delle gestanti e dei bambini. Poichè trascorse la sua intera esistenza improntata all’obbedienza, alla fatica, all’umiliazione e alla volontà di vivere nel Signore e per il Signore. Chi ebbe l’onore di conoscere Gerardo raccontò di guarigioni inspiegabili avvenute grazie al suo operato che contribuirono a diffondere e accrescere la sua fama di taumaturgo, guaritore del corpo e dell’anima.
A Materdomini, una frazione del comune di Caposele, provincia di Avellino, sorge il santuario di San Gerardo Maiella, dedicato anche a Maria SS. Mater Domini. Il santuario sorge nel luogo famoso per le apparizioni della Madonna, durante il Medioevo. Quando il 16 Ottobre 1755, nel Collegio di Padri Redentoristi eretto accanto alla cappella dedicata alla Madonna, San Gerardo Maiella morì, si decise di legare il culto del Santo a quello della Mater Domini.
San Gerardo viene festeggiato in occasione del 16 ottobre, giorno della sua morte.
I miracoli di San Gerardo
Fin da piccolo, San Gerardo era solito trovare rifugio all’interno di luoghi di culto. Tra i tanti, la cappella della Vergine a Capodigiano era quello preferito dal santo. In questo luogo Gerardo, raccontava di ricevere ogni tanto un panino bianco dal figlio di una misteriosa bella Signora, che si allontanava dalla madre per andare verso lui. Solo da grande comprese che quel bambino in realtà era Gesù.
Gerardo continuò a subire la solennità del pane liturgico e delle ostie consacrate. All’età di otto anni provò a ricevere la sua Prima Comunione, anche se era ancora troppo giovane. Infatti, il sacerdote lo allontanò e quella stessa notte il bambino raccontò di aver ricevuto una visita di San Michele Arcangelo che gli offrì la tanto desiderata Eucaristia.
Un altro miracolo avvenuto in giovane età è quello del pagliaio in fiamme. In quel tempo Gerardo aveva perso da poco il padre e lavorava come apprendista nella bottega di un sarto, Martino Pannuto, un luogo in cui su subiva costanti angherie da parte degli apprendisti. Una notte si incendiò il pagliaio in cui Gerardo si trovava con il figlio piccolo del suo datore di lavoro. In quel momento il giovane si fece il segno della croce e mormorò una preghiera. Subito dopo le fiamme si spensero improvvisamente.
Nei tre anni in cui prestò servizio presso il Vescovo di Lacedonia, Monsignor Claudio Albini, Gerardo subì le mortificazioni e i castighi per qualunque piccola mancanza. Un giorno, mentre raccoglieva l’acqua da un pozzo, gli caddero le chiavi della casa del padrone. Così, invece di disperarsi pensando al castigo che lo attendeva, corse verso la chiesa vicina, prese una statuetta di Gesù bambino la calò nel pozzo. Quando tirò su l’icona sacra dal pozzo, stringeva in pugno le chiavi perdute.
Prima di scappare con i sacerdoti redentoristi, quando lavorava come sarto, Gerardo era solito dialogare con Gesù davanti al tabernacolo. Si rivolgeva al Salvatore con il soprannome di pazzerello, poichè aveva scelto di restare chiuso in uno spazio angusto per via del suo grande amore verso gli uomini.
Uno dei gesti più eclatanti che possiamo raccontarti per avere un’idea ancora più chiara della forte devozione del santo è quando, incoraggiato dai suoi compaesani a trovarsi una donna da sposare, il giovane saltò sulla pedana che sfilava in processione con la statua della Madonna la terza domenica di Maggio, e infilò il proprio anello al dito della Vergine.
Come anticipato, qualche anno dopo, Nerea Caggiano, una ragazza che lui aveva aiutato nel momento del bisogno, lo accusò di avere una relazione illecita con Nicoletta Cappucci. Secondo queste accuse, Gerardo l’avrebbe prima sedotta e poi abbandonata. Nerea accusò pubblicamente il giovane anche presso Alfonso Maria de Liguori. Venne dunque convocato dai propri superiori e invitato a scagionarsi, ma il giovane non aprì bocca. Preferì subire in silenzio le accuse e la punizione, che prevedeva di non poter ricevere l’Eucaristia e di restare isolato. Gerardo fece questo per mantenere fede alla regola che gli imponeva di soffrire in silenzio davanti a qualunque mortificazione. Solo dopo aver umilmente accettato la volontà di Dio, Nerea si convertì e lo scagionò completamente.
Gerardo era particolarmente conosciuto come scrutatore di cuori, capace di individuare il bene nascosto nell’animo degli uomini anche più insospettabili. Così accadde con il guardiacaccia del duca di Bovino, che picchiò a morte il giovane santo, che subì tutte le percosse il minimo lamento, ma che poi lo seguì in convento pentito tra le lacrime e pronto a iniziare una nuova vita.
I miracoli per mano di Gerardo furono tanti e diversi, soprattutto considerata la morte prematura. Ricordiamo in particolare quello del fazzoletto di San Gerardo Maiella che gli permise di diventare il Santo protettore delle donne incinte e dei bambini.
Si racconta che durante il periodo in cui il giovane religioso si trovava a Oliveto Citra per motivi di salute, si recò a salutare la famiglia Pirofalo. Mentre usciva dalla casa, venne inseguito dalla più piccola delle loro figlie che cercava di restituirgli il fazzoletto che il giovane aveva dimenticato sul tavolo. Davanti a questo gesto le sorrise e le disse di tenerlo, dicendole che un giorno le sarebbe stato d’aiuto.
Dopo tanti anni, la bambina era diventata una giovane donna e rischiava di morire di parto. Ricordando le parole di Gerardo, chiese di avvicinarle il fazzoletto che il santo le aveva donato. Così le donne che erano con lei glielo stesero sulla pancia, e in un istante i dolori cessarono e il bambino nacque sano. Da quel momento San Gerardo è invocato dalle donne incinte e il santuario di Materdomini è addobbato da numerosi fiocchi colorati che ricordano tutte le gravidanze che hanno avuto buon esito proprio grazie alla sua protezione.
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