L’ingresso in una chiesa deve essere accompagnato dal segno della croce fatto con l’acqua benedetta contenuta all’interno dell’acquasantiera. È un gesto che fa parte del rito che ogni cristiano impara fin da bambino.
Generalmente questo recipiente di acqua santa è disposto all’ingresso della chiesa o poco distante, per permettere ai fedeli di purificarsi ed entrare in contatto con il Signore nel modo più giusto. A volte è fissata al muro, come nel caso dell’acquasantiera “a labbro”, oppure è isolata, appoggiata su un sostegno, come una colonna, un pilastro o un piedistallo. In quest’ultimo caso si parla di acquasantiera a pila.
La sua origine è molto antica. Scopriamo insieme il suo significato religioso!
Indice degli argomenti:
L’origine delle acquasantiere
La tradizione di collocare l’acquasantiera all’ingresso della chiesa ha origine dall’usanza dei primi cristiani di lavarsi le mani in una fontana, situata nell’atrio della chiesa e chiamata cantharus o phiala, prima di entrare all’interno di una basilica. Questa usanza non aveva solo uno scopo pratico ma era anche un modo per purificare i cuori e avvicinarsi a Dio in modo sincero e limpido.
Una delle fontane più famose era la pigna di bronzo, risalente al primo secolo. Era alta quasi 4 metri e originariamente sorgeva vicino al Pantheon e al tempio di Iside a Roma. Successivamente venne spostata nel cortile dell’originaria Basilica di San Pietro. Durante la costruzione della nuova basilica, nel 1608, venne spostata verso quella che è diventata la sua attuale posizione. Ancora oggi possiamo ammirarla nel “Cortile della Pigna”, all’interno dei Musei Vaticani.
Con il passare del tempo la struttura delle chiese inizia a cambiare. L’atrio nella maggior parte dei casi viene ridotto a un portico o nartece, il cantharus fece posto a dei più piccoli bacini, situati all’ingresso della chiesa.
Questo cambiamento portò alla scomparsa dell’uso pratico che veniva fatto dell’acqua, lasciando spazio esclusivamente al significato religioso, come simbolo di battesimo e purificazione.
Nonostante la pratica fosse già esistente in alcune località, fu papa Leone IV a imporre ai sacerdoti di benedire e aspergere i fedeli con l’acqua santa prima della messa ogni domenica. In alcuni luoghi questo compito veniva compiuto dal sacerdote mentre i fedeli entravano in chiesa.
L’attuale tradizione di farsi la croce al momento dell’ingresso ha probabilmente origini più recenti.
Le antiche acquasantiere
Oggi abbiamo pochi esempi di acquasantiere precedenti all’XI secolo, nonostante ci siano invece numerosi reperti risalenti addirittura a secoli ancora prima. Un esempio è il bacino del IX secolo contenuto nel Domschatz (Tesoro) di Aquisgrana.
Fin dai primi momenti in cui la comunità religiosa ha iniziato a usare questo arredo sacro, non sono state definite regole universali sulla misura, forma e modello delle acquasantiere. Ecco perché ancora oggi possiamo trovarne di ogni tipologia all’interno delle chiese.
Le norme diocesane emanate per Milano da San Carlo Borromeo influenzarono però notevolmente gli usi dell’acquasantiera. Così scriveva: “L’utensile concepito per l’acqua santa, dovrà essere di marmo o pietra solida, né porosa né con crepe. Verrà collocato su un pilastro adeguatamente ornato il quale non sarà fuori dalla chiesa ma all’interno e, nei limiti del possibile, alla destra di coloro che entrano. Ve ne sarà uno a fianco della porta da cui entrano gli uomini e uno per la porta delle donne. Non dovranno essere fissati al muro ma separati da esso secondo la convenienza. Li supporterà una colonna o un piedistallo, che non dovrà avere rappresentato nulla di profano.”
Perchè si usa l’acqua benedetta quando si entra in chiesa?
La domanda che molti fedeli si pongono riguarda la motivazione che spiega perché quando si entra e quando si esce dalla chiesa occorre segnarsi con l’acqua benedetta.
Come sappiamo, il segno della croce è uno degli elementi basilari della fede cristiana tanto da essere tra le prime realtà insegnate ai bambini. Si tratta di un gesto che accompagna la preghiera, sia individuale che comunitaria, e che ci permette di entrare in piena connessione con Gesù.
In origine veniva tracciato con il pollice sulla fronte oppure su altre parti del corpo. Nei secoli successivi, si estende dalla testa al petto e dalla spalla sinistra a quella destra avvolgendo in modo simbolico tutto il corpo, e quindi la persona e la sua esistenza intera.
Quando entriamo in chiesa troviamo sempre la fonte battesimale o la pila con acqua benedetta che ci permettono di ricordare la realtà sacramentale del nostro battesimo che abbiamo che ci ha permesso di entrare nella comunità del Signore.
L’acqua benedetta ci aiuta a ricordare il momento del battesimo e avvolge il nostro corpo con il segno della croce: è un modo per rivivere la grazia sacramentale dell’essere rinati nel Signore, risveglia la nostra consapevolezza di essere parte della chiesa essendo diventati pienamente figli di Dio, di prendere coscienza del grande dono di amore che abbiamo ricevuto vivendo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Con un gesto così tanto semplice, possiamo avvicinarci a Dio in modo consapevole, disponendoci nel modo migliore alla preghiera, sia personale che liturgica.
La storia dell’acquasantiera
Entrando più in profondità per esplorare la storia dell’acquasantiera, sappiamo che probabilmente ha avuto origine dal kantharos, ovvero la tipica vasca collocata al centro del quadriportico delle domus romane e, successivamente, delle basiliche paleocristiane, dove veniva usata tradizionalmente per le abluzioni dei fedeli.
In origine le acquasantiere erano realizzate in marmo o pietra, avevano una forma conca o di vasca quasi piatta. In genere erano sorrette da un supporto verticale a pilastro o colonna, oppure venivano incassate a mensola sul muro.
Durante il periodo gotico le acquasantiere iniziarono ad assumere dimensioni maggiori e forme più articolate, spesso decorate con figure iconiche. Nel corso del Rinascimento si affermano prevalentemente due tipi di acquasantiere, una a pilastrino e l’altra a mensola. Tra il XVII e il XVIII secolo, con l’affermazione del Barocco e del Rococò le acquasantiere assunsero forme sempre più mosse ed esuberanti, proprio come il resto delle figure architettoniche del periodo, con modelli prevalentemente curvilinei, spesso arricchiti da ornamenti di angeli, drappi, cartigli e volute. Solitamente venivano usati marmi policromi. Le dimensioni potevano variare ma spesso erano imponenti così da attirare il fedele fin dai primi passi all’interno della chiesa.
Caratteristiche dell’acquasantiera
Come abbiamo detto, non esiste una regola fissa che determina l’aspetto dell’acquasantiera. Esistono però alcune caratteristiche che si presentano nella maggior parte dei modelli.
In genere può essere fissata al muro, in questo caso si parla di acquasantiera “a labbro”, oppure può essere isolata, ad esempio appoggiata su un sostegno come una colonna, un pilastro o un piedistallo, in questo caso si parla di acquasantiera a pila.
In alcuni casi può essere anche portatile. In questo caso il bacile è piuttosto profondo, realizzato in metallo e inserito su un supporto rimovibile anch’esso in metallo battuto.
Solitamente le acquasantiere sono larghe e poco profonde. Vengono realizzate utilizzando materiali duri, spesso una pietra da taglio, mentre invece per l’interno viene utilizzato il marmo o l’alabastro.
Osservando nello specifico la forma delle acquasantiere, possiamo distinguere i modelli:
- A pilastrino, con la vasca a bacino liscio con gola e strigilatura, spesso decorato da fregi di frutta oppure ghirlande di fiori ed è sorretta da un supporto poggiante sul suolo;
- A mensola, con la vasca a forma di conchiglia che viene fissata direttamente al muro.
Lo stile delle decorazioni di un’acquasantiera spesso riflette lo stile della chiesa stessa.
Le acquasantiere non vanno confuse con il fonte battesimale, ovvero il grande contenitore d’acqua benedetta (acqua lustrale) usato per i battesimi.
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