La preghiera è lo strumento che permette al fedele di comunicare con Dio e attraverso il quale può mettere in pratica la Sua parola sulla terra. Molti credenti pensano che la preghiera sia un modo per chiedere delle cose a Dio, mentre invece il significato è molto più profondo e non ha nulla a che vedere con le richieste intime e spesso materiali che vogliamo fargli.
In Apoc. 3:20 troviamo un passo chiave che ci rivela proprio l’importanza della preghiera: “Ecco io sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la Mia voce e apre la porta, ed egli con me”. In questo articolo vogliamo approfondire meglio cosa si nasconde dietro le parole che compongono una preghiera.
Continua a leggere e scopri insieme a noi cosa significa pregare.
Indice degli argomenti:
Il significato della preghiera per il fedele
La preghiera da forma e sostanza alla vita di chiesa. Infatti ogni credente è chiamato a ricercare dei momenti di meditazione per entrare in contatto con Dio e rendere speciale la sua vita da cristiano. Per la chiesa questo gesto deve diventare una funzione naturale proprio come respirare, parlare e mangiare. In altre parole deve essere un’esigenza, una funzione insita nella vita umana. Tramite questa azione l’uomo riesce a toccare ed assorbire Dio.
La preghiera può essere intesa come “il respiro dell’anima”, quel respiro che avvolge e penetra nella nostra vita e che ci da forza e vita stessa. Questo tipo di meditazione è stabilita da Dio per costruire un’intima e gioiosa comunione fra noi e Lui. Alla base della preghiera non troviamo solo la nostra condizione e neanche il nostro comportamento o qualunque altra cosa che proviene da noi stessi. Quello che da valore alla preghiera è il nostro legame profondo con Gesù.
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Che cosa significa pregare?
La preghiera è molto di più di una serie di richieste o di ringraziamenti. Pregare significa prima di ogni altra cosa abbandonarsi completamente alla volontà di Dio, seguire Cristo con assoluta fiducia, spinti da un amore a cui non possiamo rinunciare.
Quando si pensa a questo tipo di profonda meditazione in genere ci viene in mente un fedele in atteggiamento umile che chiede a Dio qualcosa. Solitamente questa richiesta è qualcosa che risponde al soddisfacimento dei propri bisogni. In parte non è un concetto sbagliato. Lo stesso Gesù nel Vangelo ci ha chiesto di bussare, di chiedere, di domandare anche il pane quotidiano.
Il significato principale della preghiera sta nel ricercare un incontro con Dio, a prescindere da quello che possiamo chiedere o ricevere. È un bisogno della nostra anima di unirsi al suo Creatore, al suo Tutto.
Può sembrarti strano ma quando sentiamo la necessità di pregare, spesso l’iniziativa è di Dio. È Lui che ci desidera, che ci chiama e che ci vuole conoscere. Ecco perché la preghiera può essere considerata come un modo per rispondere alla chiamata del Signore.
Cosa significa pregare nelle altre religioni
La preghiera cristiana è molto diversa da quella delle altre religioni. I musulmani ad esempio, pregano prostrati a terra come atto di adorazione, riconoscendo l’assoluta sovranità di Dio. Secondo la loro religione però, Alah non li conosce poiché non ha alcun rapporto con l’uomo.
Nell’induismo, nel buddismo e in altre religioni asiatiche il rapporto con Dio è ancora più impersonale: c’è una divinità vaga, un “io” divino non esiste realmente poiché il centro è sempre l’uomo.
Nella religione cristiana invece, Dio si è fatto carne per venire a parlare con noi, ci conosce e ci ama. Per pregare occorre fare un atto di fede iniziale per instaurare una prima relazione con Dio, colui che si fece uomo e ci chiese di seguirlo, di lasciarci amare e di affidarci completamente alla sua voce.
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Cosa rappresenta la preghiera oggi?
Oggi possiamo dire che la preghiera sta affrontando un momento di crisi, frutto delle caratteristiche che distinguono oggi il mondo occidentale. La preghiera viene a mancare poiché l’uomo confida talmente in sé stesso, nella scienza e nella tecnica tanto da pensare di non aver più bisogno di Dio.
La società moderna è cambiata e questo si ripercuote anche nel rapporto con la religione. È importante ricordare che pregare è un’esperienza di profonda meditazione, che consiste per prima cosa nell’ascoltare Dio e solo dopo è possibile parlare con lui per riporre in lui le nostre speranze. Ma l’ascolto non è più una qualità del mondo in cui viviamo. La preghiera viene presentata spesso come una pratica che genericamente “fa bene”, come un’attività di igiene mentale, quasi addirittura come un antidepressivo.
Il vero senso della preghiera passa in secondo piano. Per il cristiano, non deve essere un gesto automatico o scontato, per farlo occorre avere la fede o ritrovarla.
È importante inoltre prestare attenzione alle parole usate nella preghiera. Saranno parole di richiesta, di lode, di supplica, di lamentela, di adorazione, di ringraziamento, ma alla base ci deve essere la fiducia nel Signore. Occorre lasciare quello spazio interiore in cui Dio imprime nei nostri cuori le Sue parole, quelle parole di amore, di speranza, di pace profonda e di comunione che ci permettono di trovare le risposte di cui abbiamo bisogno.
Pregare significa meditare, poiché solo così, nel silenzio del nostro cuore possiamo udire le parole di Dio.
Ricordiamo inoltre che le esigenze di Dio non sono standardizzate. Scopriamo l’amore poco a poco ed entrando in questa complicità di fiducia può chiederci di portare la Sua croce, per salvare il mondo. Infatti, sono proprio i cristiani che, con la loro offerta e preghiera, guidano il mondo verso la salvezza.
La preghiera è considerata anche la via migliore per amare il prossimo. In questo modo il Signore lo perdona dei peccati e lo purifica, partecipando al Sacrificio della Croce. Anche questo gesto non ci viene imposto mai: lo accettiamo e lo viviamo tramite la preghiera.
Quando pensiamo alla meditazione in questo senso, sappiamo che alla fine del percorso troviamo la gioia dell’anima, la pace interiore e la scoperta del nostro legame indissolubile con Dio.
Pensiamo ad esempio a San Serafino di Sarov (1759-1833), un grande monaco russo, che con meraviglia accoglieva tutti coloro che si recavano da lui per parlare e chiedergli una parola di conforto. Dalle persone comuni, ai professori e nobili, vedevano in lui una guida da seguire nel proprio percorso di fede. E spiegava: «Basta trovare la pace del cuore, e migliaia attorno a te vengono, e trovano salvezza».
Certo è che per trovare la pace interiore San Serafino di Sarov aveva trascorso tutta la vita seguendo un pellegrinaggio interiore verso il proprio cuore, fino a raggiungere il luogo dove viveva il Signore Gesù, il posto più intimo di noi stessi, e lì aveva trascorso le sue giornate invocando il dolce e il santissimo nome con una preghiera semplice e d’effetto: «Signore Gesù, abbi pietà di me peccatore!».
La preghiera è uno strumento essenziale per il fedele. Per poterla esercitare è importante sapersi ritagliare del tempo da dedicare alla meditazione, proprio come fece San Serafino. Per rendere più semplice e immediato il contatto con Dio è possibile utilizzare un accessorio che non può mancare nella casa di un cristiano: il rosario. Entra nel nostro sito e trova il rosario più adatto a te!