Il vescovo è una delle figure più importanti all’interno della chiesa. Il suo compito principale è quello di annunciare il Vangelo. La sua figura deriva dai compagni fedeli di Gesù, gli apostoli, che vissero al suo fianco e che ricevettero il compito fondamentale di predicare la Sua parola nel mondo.

I vescovi quindi sono investiti da Cristo in persona con il compito di guidare il popolo. È stato proprio il Concilio Vaticano II ad affermare che con la consacrazione episcopale si raggiunge la pienezza del sacramento dell’ordine. Diventare vescovo significa raggiungere il vertice del sacerdozio con la missione di santificare e insegnare.

Ma chi è il vescovo e qual è il suo ruolo all’interno della chiesa? Scopriamolo assieme!

L’importanza della figura del vescovo nella chiesa

Il vescovo è una figura chiave a cui viene affidato in modo simbolico un territorio pastorale e per il quale si assume la responsabilità di diffondere la Parola di Dio. Ricevendo il mandato tramite l’imposizione delle mani ottiene l’incarico di santificare, insegnare e governare il popolo di Dio.

Tra i suoi doveri quello di insegnare è quello più importante. Ricordando infatti il ruolo degli Apostoli, loro predecessori, i vescovi devono annunciare la parola, diffondere il messaggio evangelico e aiutare gli uomini a seguire la strada della fede in modo consapevole, forte e profondo.

La figura del vescovo si distingue dalle altre figure sacerdotali per via di particolari simboli sacri che esprimono i doveri e i compiti di cui è investito: la mitra, ovvero il copricapo caratteristico del vescovo; l’anello vescovile che viene portato al dito anulare destro in segno di obbedienza e servizio alla chiesa; il bastone pastorale con asta, appuntito in fondo per spronare i pigri, dritto nel mezzo per condurre i deboli e curvo in alto per radunare gli smarriti, così come ci spiega Sant’Ambrogio; ed infine le croci episcopali.

Un altro compito importante è quello di santificare gli uomini mediante la celebrazione dei sacramenti.

L’anello vescovile: qual è il significato?

Il vescovo è una delle figure più importanti all’interno della chiesa. Nel suo ruolo di “supervisore” incarna in sé la figura del pastore di anime, del sommo ministro del culto, di maestro e di guida.

Ogni vescovo diventa il successore diretto degli apostoli, uomini scelti da Gesù come compagni di vita e destinatari principali della sua parola. Ad essi Gesù diede il compito importante di andare e predicare per proteggere il suo gregge dal male. Ancora oggi i vescovi sono chiamati a seguire con rigore questi compiti essenziali.

Ecco dunque che gli anelli vescovili sono uno dei simboli che caratterizzano questa figura religiosa e la identificano nella sua missione. L’anello vescovile, anche definito episcopale, non è altro che un cerchio di metallo prezioso, in genere oro oppure metalli più umili, che viene portato all’anulare destro come segno del proprio ruolo e della propria carica.

L’anello rappresenta inoltre la scelta di obbedienza e servizio alla chiesa, la sua dichiarazione di fedeltà e che testimonia il suo potere sui fedeli affidati alle sue cure. Anche la forma di questo simbolo sacro ha un significato importante, il cerchio infatti rappresenta l’eternità, l’infinito che non ha principio ne fine.

Il vescovo riceve l’anello nel momento della sua Ordinazione. Risale invece al Medioevo la tradizione di baciare l’anello, in segno di rispetto e sottomissione nei confronti del Monarca.

In alcuni casi gli anelli episcopali sono ornati di pietre preziose altre volte sono arricchiti con dei brillanti. La pietra infatti simboleggia il grado del sacerdote che lo indossa, per esempio lo zaffiro o il rubino per il cardinale, il topazio giallo per l’arcivescovo e l’ametista per il vescovo. In alternativa può essere privo di pietre, ma ricco di decorazioni con incisioni e fregi che ricordano i simboli religiosi, poichè si rifanno a una tradizione diffusa fin dai primi cristiani.

In ogni caso, l’anello vescovile è un oggetto con un grande valore simbolico e religioso non solo per chi lo porta ma soprattutto per chi si rivolge con fede e fiducia alla sua figura.

Il bastone pastorale: il simbolo del potere ecclesiastico

Il bastone pastorale è il simbolo del potere ecclesiastico e viene attribuito al ruolo del vescovo o dell’abate. Si tratta di una lunga asta caratterizzata da un’estremità ricurva o da una terminazione a forma di spirale fissata al supporto da un collarino e da un nodo.

Il bastone simboleggia uno scettro, un oggetto di solennità, nonostante le sue origini siano umili. Il nome stesso deriva da ‘baculus pastoralis’, ovvero il bastone del pastore. Con questo strumento il pastore poteva afferrare gli animali senza fargli male, grazie all’estremità ricurva. Si tratta per questo motivo di un bastone simbolico: il suo essere diritto ricorda il buon governo ecclesiastico, ovvero la volontà di condurre il gregge dei fedeli verso la salvezza, l’estremità appuntita serve a spronare i pigri mentre invece quella curva serve ad attirare i peccatori pentiti e gli smarriti.

Il bastone del vescovo sì ricollega alla simbologia evangelica di Gesù ‘Buon Pastore’. Quando il vescovo lo impugna al momento dell’investitura, durante il rito dell’ordinazione, accetta il proprio ruolo di guida e protettore del popolo cristiano.

I bastoni si sono evoluti nel tempo, riscoprendo una linea sempre più variegata e artistica. Ad esempio, l’estremità curva, inizialmente molto semplice, assunse la forma a spirale e iniziò ad essere decorata con incisioni, intarsi, smalti, pietre preziose e cristalli. Per quanto riguarda i materiali, oggi è possibile trovarli realizzati in legno, avorio, osso, argento, filigrane, bronzo e rame dorato.

In genere il vescovo utilizza il bastone nel corso della messa in particolare durante: la processione d’ingresso, la proclamazione del Vangelo, durante l’Omelia, Nell’amministrazione di Sacramenti, nel corso della Benedizione finale e nella Processione di congedo.

Il bastone pastorale può essere usato solo all’interno della propria diocesi poichè simboleggia il forte legame tra il pastore e il suo gregge, e non riveste un ruolo di investitura generica per il sacerdote.

La croce pettorale vescovile

La croce pettorale è, insieme al bastone pastorale, alla mitria e all’anello, uno dei simboli episcopali. Viene sempre indossata dal papa, dai cardinali, dagli arcivescovi e vescovi, dagli abati ed infine da alcuni prelati e canonici.

Così come ha spiegato da Papa Benedetto XVI, oltre a denotare la dignità di chi la porta, la croce pettorale non ha una valenza «né di ornamento, né di gioiello, ma di simbolo prezioso della fede e segno visibile e materiale del legame con Cristo».

In genere è una croce in metallo prezioso, a volte arricchita con delle gemme, e all’incrocio dei bracci può presentare una cavità all’interno della quale si inseriscono le reliquie dei santi oppure i frammenti della Vera Croce di Gesù.

La croce può essere appesa al collo tramite una catena in metallo oppure da un cordone. In quest’ultimo caso, a seconda della dignità di chi indossa la croce, può assumere diversi colori come ad esempio:

  • Giallo per i prevosti, i decani, i vicari episcopali ed i canonici dell’arcidiocesi di Milano;
  • Oro e verde per i vescovi e gli arcivescovi;
  • Oro e rosso per i cardinali e i vescovi con diritto alla porpora;
  • Oro per il papa.

Inoltre, secondo le norme del Caeremoniale Episcoporum promulgato da Papa Giovanni Paolo II nel 1984, il cordone deve essere usato esclusivamente sopra l’abito corale e la catena con l’abito talare semplice o piano. Nel rito romano la croce pettorale va portata durante le celebrazioni sopra il camice e sotto la casula o pianeta. Nel rito ambrosiano viene indossata sopra il camice e viene fatta uscire dallo scollo della casula o della pianeta.

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