I pastori e i re magi sono state le prime persone a conoscere Gesù neonato. Così si legge nel vangelo di Matteo: “Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: dov’è il Re dei Giudei che è nato?”. Nelle scritture sentiamo parlare di alcuni Magi che arrivarono da Oriente per vedere Gesù. Ma non ci forniscono tante informazioni sui nomi o sui doni che portarono al Bambino Gesù.
Per ottenere queste informazioni occorre ricercare in altre scritture, come nel vangelo dell’Infanzia Armeno, una delle scritture apocrife. Qui possiamo saperne di più su chi sono i re magi e capire meglio la loro storia.
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La storia dei re magi
Nel vangelo dell’Infanzia Armeno possiamo leggere che i re magi erano tre fratelli: il primo e il più anziano, Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani e il terzo, Gaspar, regnava sui paesi degli arabi. I tre fratelli erano uniti per volere di Dio e per questo motivo arrivarono nel momento in cui la Vergine Maria diventava Madre.
I re magi erano astrologi, saggi e sacerdoti. Così ci riporta anche Papa Ratzinger che li definisce “appartenenti alla casta sacerdotale persiana, forse erano astronomi. Erano sapienti venuti dall’Oriente”.
Arrivarono dalla Persia e si crede fossero “zoroastriani“. Infatti, nel vangelo Arabo dell’Infanzia, si legge: “Dei Magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zaratustra, portando con sé dei doni”.
In breve, il dualismo di Zoroastro (630 a.C. – 750 d.C.) si basa sostanzialmente sulla distinzione tra bene e male che non si rivolge solo agli uomini ma al mondo interno. Secondo Zoroastro vi era la necessità di combattere il male e di ricercare la verità. Infatti, fin dai primi secoli del cristianesimo i magi sono stati riconosciuti come persone fortemente positive, alla ricerca costante di luce spirituale e del rifiuto delle tenebre. Per questo perché erano considerati uomini di preghiera, sacerdoti.
I re magi erano sciamani legati al culto degli astri e sacerdoti del dio Ahura Mazda il protettore di tutte le creature. Secondo alcuni studiosi di astronomia, seguendo la lettura del cielo, i tre fratelli avevano riconosciuto in Cristo uno dei loro “Saosayansh”, ovvero il salvatore universale, diventando così l’anello di congiunzione tra i culti misterici orientali, come il buddismo e il mazdaismo, e la nuova religione nascente, il cristianesimo.
Ancora oggi il culto del magi è molto forte, in particolare in alcune regioni italiane che ne conservano le reliquie. Secondo la leggenda i resti mortali dei re magi furono recuperati in India da Sant’Elena e poi portati a Costantinopoli. Nel 1034 sembra che queste reliquie fossero trasportate a Milano a bordo di un’arca e depositate all’interno della chiesa di Sant’Eustorgio, ricca di simbolismi legati ai tre re e ancora oggi luogo di pellegrinaggio.
Le avventure delle reliquie dei re magi
Le reliquie dei re magi hanno vagato per le città fino a raggiungere il nord d’Italia. Possiamo trovare una testimonianza della custodia nella Chiesa di Sant’Eustorgio a Milano in un’iscrizione antichissima presente sul lato sinistro, se si guarda la facciata della chiesa, che dice:”Basilica Eustorgiana titulo Regibus Magis”. Questa scritta attesterebbe la presenza dei corpi dei re magi all’interno della chiesa.
Non a caso la chiesa ambrosiana, nel calendario e nei libri liturgici datati prima del X secolo, viene chiamata Basilica dei Re.
Durante l’assedio di Federico Barbarossa nel 1164, i resti dei re magi furono trafugati e trasportati a Colonia, dove venne costruita una Basilica per contenerli e custodirli con estrema cura.
Questa città si legò così tanto alle reliquie che nel corso dei secoli diventò impossibile riuscire a riportarle a Milano. Anche il tentativo di Ludovico il Moro nel 1434 fallì miseramente. Colo il cardinal Ferrari, nei primi anni dello scorso secolo, riuscì a ottenere le ossa e a collocarle in un preziosissimo tabernacolo sopra l’altare dei magi.
Cosa simboleggiano i doni dei re magi
La tradizione dei re magi che giungono ai piedi del Bambino Gesù il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio, è arrivata fino ai giorni nostri. Sappiamo che i tre facoltosi fratelli portarono un dono ciascuno e ognuno ha un significato ben preciso. In particolare, fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella divina e quella umana. I doni sono: l’oro, l’incenso e la mirra.
L’oro viene donato poiché è il regalo riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re. L’incenso invece, testimonia l’adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio. Infine la mirra, usata nel culto dei morti, per ricordare che Gesù è un uomo e in quanto tale mortale.
Dai doni portati a Gesù proviene la tradizione di portare giocattoli e dolci ai bambini. Quest’usanza si lega alla leggenda della Befana e racconta come i re magi, durante il lungo viaggio verso Betlemme, si fermarono a casa della vecchietta e la invitarono a unirsi a loro. Lei rifiutò l’invito e lasciò partire i re magi ma poi ci ripensò e decise di seguirli. Purtroppo non riuscì a trovarli e allora decise di lasciare un piccolo dono a tutti i bambini nella speranza che tra loro ci fosse anche Gesù.
I re magi nel presepe
Come tanti altri componenti essenziali, tra cui quelli che rappresentano la natività nel presepe, anche i re magi non possono mancare. C’è chi preferisce posizionarli accanto alla capanna il giorno dell’epifania e chi invece riserva ai tre re un posto speciale, ben lontano dalla mangiatoia per simulare il loro viaggio, li avvicina poco a poco, ogni giorno di più, fino a quando finalmente raggiungono Gesù Bambino.
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