I ministranti, conosciuti più comunemente con il nome di chierichetti, sono i ragazzi e le ragazze che assistono il sacerdote durante la messa. Il loro nome deriva dal latino “ministrare”, che significa appunto servire. Il loro ruolo viene riconosciuto dalla Costituzione Conciliare e rappresentano parte integrante del ministero liturgico. Per questo motivo, chi desidera diventare ministrante è tenuto a svolgere una condotta e un comportamento consono al ruolo.
I ministranti devono trarre esempio da Gesù, che non ha esitato a mettersi al servizio dell’umanità, fino ad arrivare a sacrificare se stesso. Nel corso delle cerimonie, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni, i ministranti devono vivere seguendo il Suo esempio. Il chierichetto deve mostrare amore, generosità, impegno e precisione.
Scopriamo insieme chi sono e quali sono i loro compiti più importanti!
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Chi è il ministrante nella chiesa cattolica
I ministranti possono essere chiamati anche “amici” di Gesù. Questo poichè solitamente si tratta di giovani pieni di entusiasmo e voglia di partecipare alla vita della Chiesa. Fin da piccoli desiderano portare il loro contributo di amore e dedizione alla comunità, aiutando il prete nelle celebrazioni.
Nella storia della chiesa possiamo trovare molte figure che identificano il modello di ministrante perfetto. Pensa ad esempio a San Tarcisio, vissuto ai tempi delle prime comunità cristiane a Roma, ucciso dai suoi coetanei pagani poichè si era offerto per portare l’Eucarestia ai cristiani prigionieri. Oppure San Domenico Savio, allievo di San Giovanni Bosco suo maestro e guida, che dedicò la sua breve vita ai fratelli e alla comunità.
Il ruolo dei chierichetti è molto delicato poichè essi rappresentano un punto di unione tra chi amministra il culto, il prete, e i fedeli della comunità. Oltre a dover supportare il sacerdote aiutandolo a disporre tutto l’occorrente per l’Eucarestia, preparano l’altare con gli oggetti liturgici necessari e portano il Messale. Inoltre, i ministranti devono pregare insieme ai fedeli, accompagnarli nei canti, e mostrarsi come servitori del sacerdote e guide indispensabili per la congregazione. I loro compiti devono essere svolti con un atteggiamento adeguato e ripetendo i gesti definiti da secoli di tradizione cattolica.
Nel corso della messa, i ministranti non sono i soli aiutanti del celebrante. Vicino a loro troviamo i lettori, i cantori e gli accoliti. Esistono dei casi in cui i ruoli sono intercambiabili, anche se di norma ognuno svolge la propria mansione partecipando in modo attivo alla celebrazione. Durante le cerimonie solenni, come ad esempio nelle occasione di feste religiose importanti, partecipano alla messa un numero maggiore di ministranti.
I compiti dei chierichetti: il turiferario e il navicelliere
Sono numerosi i compiti del ministrante nel corso della Messa, ognuno con un nome ben preciso.
Il turiferario, ad esempio, si riferisce alla mansione del ministrante che porta il turibolo per le incensazioni. L’incenso viene usato da sempre nelle cerimonie religiose, per conferire solennità e sacralità. Il suo utilizzo non è obbligatorio, infatti ogni ministro può scegliere di adoperarlo oppure no.
In genere l’incenso viene usato in momenti diversi della Messa, di solito all’inizio, all’ingresso nella chiesa del sacerdote e dei suoi assistenti, durante la proclamazione del Vangelo oppure prima della consacrazione. In altre occasioni, come ad esempio nelle processioni, nella sepoltura e nelle benedizioni è previsto l’uso dell’incenso. Ed è qui che il ministrante turiferario riveste un ruolo essenziale.
Spesso il turiferario e accompagnato dal navicelliere, ovvero un ministrante con il compito di tenere la navicella portaincenso. Il navicelliere, durante le processioni, va di pari passo al turiferario, tanto che a volte le due figure si fondono in un unico ministrante. Questa figura ha anche il compito di porgere la navicella al sacerdote, per permettergli di attingervi i grani di incenso, versarli nel turibolo e benedirli.
I ministranti ceroferari
Il ceroferario è un altro ministrante che non può mancare durante le processioni e le celebrazioni più solenni. In genere si muovo in coppia e sono considerati gli addetti ai candelieri. Il loro compito principale infatti, è quello di reggere i ceri. Durante la processione si trovano dietro al turiferario e ai lati del crocifero, ovvero il ministrante che porta la croce. Tra le mani portano i candelabri con i ceri e, una volta terminata la processione, li dispongono ai lati dell’altare.
In seguito i ceroferari affiancano il sacerdote durante la proclamazione del Vangelo, ponendosi sempre su due lati.
Il crocifero, o crucifero, è quindi il ministrante incaricato di portare la croce astile, ovvero la croce montata in cime a una lunga asta, che vediamo spesso alla guida delle processioni religiose. Una volta giunto all’altare deve deporre la croce e sedersi accanto. Al termine della cerimonia la prenderà ancora una volta in consegna per accompagnare il sacerdote a baciare l’altare, a riporre il Santissimo Sacramento nel tabernacolo, e nella processione finale.
L’usanza di portare in processione la croce è molto antica. Oltre a conferire solennità alla celebrazione, il passaggio del crocifero ha anche una forte funzione simbolica, soprattutto in occasione delle processioni funebri. La croce simboleggia infatti il passaggio dalla morte alla vita, che coinvolge tutti i fedeli che vi assistono. Per mezzo della croce Dio si manifesta tra i fedeli raccolti.
In alcuni casi i ministranti devono occuparsi dei libri liturgici usati dal sacerdote nel corso della cerimonia. Non c’è un nome specifico per loro, in genere viene svolto da un accolito, addetto al messale e al lezionario.
La funzione del cerimoniere e caudatario
I cerimonieri hanno il compito di portare dalla sagrestia all’altare, gli arredi sacri usati durante la celebrazione, e viceversa. Questa funzione inizia portando il calice sull’altare, completo di corporale (ovvero il telo quadrato che viene disteso sull’altare durante l’offertorio), poi il purificatoio (ovvero il piccolo telo usato dal sacerdote per asciugarsi le labbra dopo aver bevuto e per pulire il calice e la patena), poi è il turno della patena (il piatto che contiene l’ostia) ed infine le ampolle del vino e dell’acqua.
Il caudatario è il ministrante che ha il compito di sorreggere il pastorale e la mitria. Questo incarico viene svolto con indosso la vimpa, ovvero una lunga veste dotata di tasche. In passato c’era una grande suddivisione tra i caudatari, c’erano quelli addetti al Papa, ai Cardinali e ai Vescovi, e per ognuna di queste cariche il cerimoniale si vestiva con abiti talari diversi in base al rito e al tempo liturgico.
Nelle cerimonie solenni alcuni ministranti hanno il compito di suonare il campanello d’altare. In questo modo si richiama l’attenzione dei fedeli nei momenti più importanti della cerimonia e all’ingresso del sacerdote sull’altare. Oggi il campanello viene suonato al momento della consacrazione del pane e del vino e in occasione delle processioni per annunciare la benedizione.
Come diventare ministrante
Essere ministrante non significa soltanto prestare servizio all’altare, con diligenza, generosità, impegno, precisione e puntualità. Il ministrante è una figura essenziale che deve rispettare particolari requisiti, come ad esempio:
• Aver ricevuto il Battesimo ed essere diventato figlio di Dio, dimostrandogli amore e lealtà è diventato amico;
• Accogliere Gesù nella vita di ogni giorno e con tutti cerca di vivere quello stile di amore che Cristo stesso ci ha insegnato.
Il ministrante svolge un vero e proprio ministero liturgico proprio come i lettori, gli accoliti, i cantori e altre figure che partecipano attivamente alla celebrazione. È ministrante ogni ragazzo o ragazza, adolescente o giovane che abbia compreso che la Chiesa è una pura espressione della sinfonia d’amore che è Dio stesso. Un giovane che sa che Gesù è un amico speciale, che sa dare alla vita di ogni giorno i colori dell’amore.
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