Il rito romano e il rito ambrosiano rappresentano due modi diversi di vivere la fede. Queste differenze hanno alla base numerose ragioni, storiche e culturali, che nel tempo si sono consolidate e che oggi danno forma a realtà ben distinte.
Quali sono le principali differenze e perché si sono venute a creare? Ne parliamo nel nostro articolo.
Indice degli argomenti:
Chiesa Latina e Chiesa Orientale
Ai tempi dell’Impero Romano d’Occidente si diffuse la Chiesa Latina, un modo di vivere la religione e di celebrarla che seguiva una serie di riti che hanno dato le basi alla tradizione latina. Proprio come la Chiesa Orientale, che nel tempo si è differenziata in bizantina, alessandrina, siriana, armena, maronita e caldea, anche quella Latina ha preso direzioni diverse. In base alle tradizioni e alle differenze dei popoli, in ogni zona si sono venute a creare metodi di celebrazione diversi. Oggi molti di questi non vengono più praticati e sono stati assorbiti da altri maggiormente predominanti. Ne sono un esempio la Francia, con il rito gallicano, e Venezia con i patriarcati di Aquileia. Nel corso dei secoli suddivisioni si sono affievolite, spesso influenzando i riti predominanti che ancora oggi vengono praticati. Nel rito latino possiamo vedere tre diversi riti ufficiali: quello ispano-mozarabico, molto diffuso in Spagna, quello ambrosiano, diffuso a Milano, e quello romano, il più diffuso e praticato.
Quelli più conosciuti e praticati nel nostro paese sono il rito ambrosiano e il rito romano.
Rito ambrosiano e rito romano: quali sono le differenze?
Esistono numerose differenze tra i due riti, prevalentemente riscontrabili nel calendario che viene seguito dal rito ambrosiano in riferimento ad alcune celebrazioni, nel messale e nelle letture. Possiamo notare differenze anche negli abiti talari e nei paramenti sacri, diversi per colori e accessori.
Differenze durante la celebrazione
La celebrazione della messa presenta gli stessi elementi in entrambi i riti seppur con alcune differenze. Per esempio, nel rito ambrosiano lo scambio di pace viene fatto prima dell’Offertorio e non prima della Comunione. Un’altra differenza riguarda la mancanza dell’Agnello di Dio e la triplice invocazione Kyrie Eleison senza il Christe eleison, che invece è presente nel rito romano.
Nel rito ambrosiano il sabato è considerato un giorno feriale ma non festivo, proprio come nella tradizione ebraica. Inoltre, l’Eucarestia è un momento particolarmente solenne e mette in luce tutta la devozione per le preghiere orientali da parte di Sant’Ambrogio. Inoltre, prima di ogni lettura della Bibbia il sacerdote benedice il lettore.
La Settimana Santa e la Quaresima nel rito ambrosiano
La Pasqua è l’evento che più di tutti ci permette di evidenziare le differenze tra i due riti. Nel rito ambrosiano la Quaresima è fortemente ispirata alla tradizione cristiana antica. In questo periodo chi desiderava convertirsi alla chiesa cattolica affrontava la preparazione per poi ricevere il Battesimo. A differenza del rito romano, in quello ambrosiano non è previsto il Mercoledì delle ceneri e il periodo della Quaresima termina con il Giovedì Santo.
Possiamo contare quattro domeniche nella Quaresima ambrosiana, ciascuna prende il nome dalle letture del Vangelo di Giovanni: la prima domenica è la domenica della Samaritana, ispirata al tema dell’acqua viva e della rinascita; la seconda è la domenica di Abramo, ispirata al tema del cristiano vero figlio di Dio e di Abramo; la terza è la domenica del cieco nato, e ha come tema il Battesimo; l’ultima domenica è la domenica di Lazzaro, dedicata al tema della vittoria sulla morte per chi riceve il Battesimo.
Esistono delle differenze anche nella concezione dei venerdì di Quaresima. Ad esempio, per il rito ambrosiano, il venerdì è considerato feria aneucaristica, ovvero non possono essere celebrate messe ma ci si deve preparare alla totale privazione da Cristo, proprio come accade il sabato, così da accoglierlo pienamente il giorno di Pasqua.
La Settimana Santa è chiamata anche Hebdomada Authentica, Settimana Autentica, in quanto vengono celebrati gli eventi centrali della storia. Durante la Settimana Santa, le celebrazioni liturgiche sono momenti salienti e commemorativi che ricordano la passione, la morte e la risurrezione del Signore. Nella Settimana Santa ambrosiana il protagonista unico e assoluto è Cristo Signore.
Le differenze nella celebrazione del matrimonio
La cerimonia del matrimonio presenta alcune differenze nei due riti. Ad esempio, nel libretto per la messa è prevista una sola lettura nel rito ambrosiano, anziché due. Dopo la Benedizione dei testimoni, dei genitori e degli sposi, gli invitati sono chiamati a compiere la velazione, ovvero devono coprire gli sposi con un velo. Anche la musica e i canti rappresentano un elemento di grande importanza per la comunità. Dall’ingresso in chiesa fino alla firma del registro al termine della cerimonia.
I colori e le vesti talari
Un ultimo aspetto di cui vogliamo parlarti che ci permette di cogliere le differenze tra i due riti, sono i colori e le vesti talari.
- Il rosso viene usato al posto del bianco per le celebrazioni del Santissimo Sacramento.
- Il nero non può essere usato nelle ferie quaresimali.
- Il rosa e il viola sono sostituiti dal morello.
Solitamente sopra il camice, decorato e dello stesso colore dei paramenti, viene indossato l’amitto. La dalmatica, la pianeta e la casula hanno intorno al collo un tessuto dello stesso colore del tempo liturgico. Infine, la veste talare nel rito ambrosiano è chiusa da 5 bottoni nella parte superiore e fermata poi da una fascia nera. Nel rito romano invece la veste viene abbottonata fino in fondo.
Come è nato il rito ambrosiano
Il rito romano è senza dubbio quello più diffuso, poiché discende direttamente da quello praticato dalla Chiesa di Roma. Il rito ambrosiano però è riuscito a resistere nel tempo, al contrario di altri riti minori. Il Concilio di Trento (1545-1563) ne ha riconosciuto la piena legittimazione, questo grazie all’intercessione di San Carlo Borromeo, vescovo di Milano.
La nascita del rito risale al mandato di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano dal 374 d.C. fino alla sua morte. Oggi il santo è patrono della città lombarda. Quando morì, l’eredità lasciata all’arcidiocesi di Milano fu così importante che il suo successore venne definito da Papa Gregorio Magno come “vicario” di sant’Ambrogio, una definizione che fino ad allora era riservata solo al vescovo di Roma.
La principale caratteristica del rito ambrosiano è il suo forte legame con la figura di Cristo e presenta molti tratti in comune con le liturgie orientali. Nel tempo questo rito si è diffuso in tutta l’arcidiocesi di Milano e nelle aree urbane e rurali. Per comprendere la forza di questo rito è sufficiente pensare al tentativo, non riuscito, di Papa Gregorio I, nel VI secolo, di sopprimere tutti i riti minori, per uniformare la chiesa.