Paramenti Liturgici: quali preghiere accompagnano la vestizione?
Le vesti usate dai sacerdoti in occasione delle celebrazioni liturgiche derivano dalle antiche vesti civili greche e romane. Se le osserviamo con attenzione, possiamo infatti notare numerose similitudini tra i paramenti liturgici e quelli che erano gli abiti tradizionali del popolo greco e romano.
Nei primi secoli, l’abito tipico delle persone appartenenti ad un certo livello sociale è stato utilizzato anche per il culto cristiano. Questa prassi si è mantenuta nella chiesa anche dopo la Pace di Costantino. Nell’antichità cristiana possiamo osservare come le vesti liturgiche si siano distinte da quelle civili per caratteristiche come la qualità della stoffa e le decorazioni. La chiesa ha mantenuto lo stile degli abiti usati dal clero nel culto pubblico, contribuendo a mantenere distaccato l’uso civile delle vesti da quello liturgico.
Scopriamo insieme quali sono i principali paramenti liturgici e le preghiere che accompagnano il momento della vestizione.
Qual è la loro funzione spirituale?
I paramenti sacri ricoprono una funzione importante nelle celebrazioni liturgiche. Per prima cosa possiedono un forte carattere culturale, poichè non sono portati nella vita ordinaria e per questo aiutano a staccarsi dalla quotidianità e a concentrarsi solo sulla celebrazione. In secondo luogo, grazie alle forme ampie delle vesti, come ad esempio quelle del camice, della dalmatica e della casula, ci aiutano a mettere in secondo piano l’individualità di chi le porta, per far risaltare il ruolo liturgico. Il corpo del ministro nascosto dalle ampie vesti viene spersonalizzato. Si tratta di una spersonalizzazione sana che toglie dal centro il ministro celebrante per lasciare spazio al vero protagonista: Cristo.
La forma delle vesti ci ricorda che la liturgia viene celebrata in persona Christi e non a nome proprio. Quindi, colui che compie una funzione cultuale non lo fa in quanto persona privata, ma come ministro della chiesa e strumento nelle mani di Gesù Cristo.
Il carattere sacro dei paramenti può essere facilmente compreso anche grazie alla descrizione del Rituale Romano. Secondo tale rito, la vestizione dei paramenti liturgici è guidata da preghiere specifiche per ogni veste. Ancora oggi è possibile trovare in molte sagrestie gli antichi testi delle preghiere per la vestizione. Anche se queste orazioni non sono più prescritte dal Messale della forma ordinaria emanato da Paolo VI, il loro uso è consigliabile, poichè aiutano alla preparazione e facilitano il raccoglimento del sacerdote prima della celebrazione del Sacrificio eucaristico.
Le vesti liturgiche e le preghiere che guidano la vestizione
Seguiamo adesso passo passo gli istanti che caratterizzano la vestizione del prete.
All’inizio della vestizione, il sacerdote si lava le mani recitando una preghiera apposita. Questa azione simboleggia il passaggio dal profano al sacro, dal mondo del peccato al puro santuario dell’Altissimo. Ecco perchè lavarsi le mani equivale al togliersi i sandali davanti al roveto ardente (cf. Esodo 3,5).
La preghiera recitata dal sacerdote è: Da, Domine, virtutem manibus meis ad abstergendam omnem maculam; ut sine pollutione mentis et corporis valeam tibi servire. Ovvero: Da’, o Signore, alle mie mani la virtù che ne cancelli ogni macchia: perché io ti possa servire senza macchia dell’anima e del corpo.
Segue dunque la vestizione vera e propria. Si comincia con l’amitto, un panno di lino rettangolare munito di due fettucce, che viene appoggiato sulle spalle e si fa aderire al collo per legarlo infine attorno alla vita. L’amitto ha la funzione di coprire l’abito quotidiano attorno al collo. Nel Rito Romano, l’amitto viene indossato prima del camice. Durante questo passaggio il sacerdote recita la preghiera: Impone, Domine, capiti meo galeam salutis, ad expugnandos diabolicos incursus. Ovvero: Imponi, Signore, sul mio capo l’elmo della salvezza, per sconfiggere gli assalti diabolici.
Richiamando la Lettera di san Paolo agli Efesini 6,17, l’amitto viene interpretato come una sorta di «elmo della salvezza», che ha lo scopo di proteggere colui che lo porta dalle tentazioni del demonio, così come dai pensieri e desideri cattivi, nel corso della celebrazione liturgica.
A questo punto è giunto il momento di indossare il camice, anche chiamata alba. Una lunga veste bianca indossata da tutti i ministri, che ricorda la nuova veste immacolata che ogni cristiano ha ricevuto mediante il battesimo. Il camice è simbolo della grazia santificante ricevuta in occasione del primo sacramento ed è considerato anche simbolo della purezza di cuore necessaria per entrare nella gioia eterna della visione di Dio in Cielo. Questo concetto si esprime nella preghiera detta dal sacerdote: Dealba me, Domine, et munda cor meum; ut, in sanguine Agni dealbatus, gaudiis perfruar sempiternis. Ovvero:Purificami, Signore, e monda il mio cuore, perché purificato nel Sangue dell’Agnello, io goda degli eterni gaudi.
Sopra il camice, indicativamente all’altezza della vita, viene indossato il cingolo, ovvero un cordone di lana o di altro materiale adatto che si utilizza come una sorta di cintura. Tutti gli officianti che indossano il camice dovrebbero portare anche il cingolo anche se oggi questa consuetudine tradizionale è disattesa molto di frequente. Il cingolo può essere di diversi colori, in base al tempo liturgico. Nel simbolismo delle vesti liturgiche, il cingolo rappresenta la virtù del dominio di sé. La preghiera che viene pronunciata in questo passaggio, prendendo spunto dalla Prima Lettera di Pietro 1,13, dice: Praecinge me, Domine, cingulo puritatis, et exstingue in lumbis meis humorem libidinis; ut maneat in me virtus continentiae et castitatis. Ovvero: Cingimi, Signore, con il cingolo della purezza e prosciuga nel mio corpo la linfa della dissolutezza, affinché rimanga in me la virtù della continenza e della castità.
Il manipolo è un paramento liturgico usato nelle celebrazioni della Santa Messa secondo la forma del rito romano. Oggi è caduto in disuso in seguito alla riforma liturgica, anche se non è stato del tutto abolito. Il manipolo è molto simile alla stola, ma di lunghezza inferiori: è lungo meno di un metro e viene fissato a metà da un fermaglio simile a quelli che si trovano nella pianeta. Durante la Santa Messa nella forma del rito romano, il celebrante, il diacono e il suddiacono lo portano all’avambraccio sinistro. Secondo la tradizione, questo paramento probabilmente ricorda un fazzoletto che veniva portato dai romani annodato al braccio sinistro. Siccome la mappula, il fazzoletto, veniva utilizzato per asciugare il viso da lacrime e sudore, gli scrittori ecclesiastici medievali hanno assegnato al manipolo il simbolismo delle fatiche del sacerdozio.
Questa interpretazione è entrata anche nella preghiera di vestizione: Merear, Domine, portare manipulum fletus et doloris; ut cum exsultatione recipiam mercedem laboris. Ovvero: O Signore, che io meriti di portare il manipolo del pianto e del dolore, affinché riceva con gioia il compenso del mio lavoro.
La stola è l’elemento che contraddistingue il ministro ordinato e viene indossata sempre nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali. La stola è una striscia di stoffa, generalmente ricamata, il cui colore varia in base al tempo liturgico o al giorno del santorale. Mentre viene indossata, il sacerdote recita la preghiera: Redde mihi, Domine, stolam immortalitatis, quam perdidi in praevaricatione primi parentis; et, quamvis indignus accedo ad tuum sacrum mysterium, merear tamen gaudium sempiternum. Ovvero: Restituiscimi, o Signore, la stola dell’immortalità, che persi a causa del peccato del primo padre; e per quanto accedo indegno al tuo sacro mistero, che io raggiunga ugualmente la gioia senza fine.
Infine, arriva il momento della casula, la veste propria di colui che celebra la Santa Messa. I libri liturgici hanno usato in passato i due termini latini per definire questo capo, casula e planeta, come sinonimi. Il nome di casula deriva dalla forma tipica della veste che in origine circondava interamente il sacerdote che la portava. L’uso della parola casula si trova anche in altre lingue, ad esempio «casulla» in spagnolo, «chasuble» in francese e in inglese, «Kasel» in tedesco. Il termine planeta invece viene utilizzato solo in Italia.
La preghiera relativa alla casula fa riferimento all’esortazione della Lettera ai Colossesi 3,14 “Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione”. Infatti, l’orazione con cui si indossa la casula ricorda le parole del Signore contenute in Matteo 11,30: Domine, qui dixisti: Iugum meum suave est, et onus meum leve: fac, ut istud portare sic valeam, quod consequar tuam gratiam. Amen. Ovvero: O Signore, che hai detto: Il mio gioco è soave e il mio carico è leggero: fa’ che io possa portare questo in modo da conseguire la tua grazia. Amen).
La vestizione degli abiti liturgici è una pratica molto affascinante che accompagna la trasformazione del sacerdote da persona semplice a strumento di Dio. Ti incuriosiscono i paramenti sacri oppure vuoi fare un regalo speciale a un prete che ha appena preso i voti? Sul nostro sito puoi trovare una vasta scelta di paramenti sacri!