L’altare è un elemento di grande valore, posto al centro tra le due navate in fondo alla chiesa richiama i fedeli che si preparano ad assistere alla celebrazione liturgica. Fin dalla sua origine, l’altare è considerato il luogo in cui si compie il sacrificio o il rito religioso.
Questo elemento è presente in numerose religioni, seppur con qualche piccola differenza. L’altare veniva usato infatti per praticare riti di purificazione o di offerta al proprio Dio.
Oggi vogliamo raccontarti la storia dell’altare e il suo significato religioso. Sei curioso di sapere di più? Continua a leggere!
Indice degli argomenti:
L’origine dell’altare
Fin dalle origini della religione cattolica, l’altare è sempre stato presente. Si racconta che quando Dio mostrò a Mosè il modello della Dimora, vi erano due altari: uno per gli olocausti, posto al centro del tempio e dedicato al sacrificio degli animali, e l’altro per l’incenso, collocato davanti alla tenda del “santo dei santi” dietro cui si nascondeva l’Arca dell’Alleanza. Entrambi gli altari erano costruiti con legno di acacia e si distinguevano per il rivestimento esterno. Quello per gli olocausti era rivestito in bronzo, quello per l’incenso era ricoperto di puro oro.
Entrambi gli altari avevano dei corni sui quattro angoli per simboleggiare la forza di Dio e che venivano bagnati con il sangue per la purificazione.
Nella realizzazione dell’altare, Mosè, Davide e Salomone non fanno altro che seguire il “disegno di Dio”. Nel libro Apocalisse c’è un passo che ci fornisce una visione della liturgia del cielo grazie alla testimonianza di Giovanni evangelista: “Poi venne un altro angelo e si fermò all’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull’altare d’oro, posto davanti al trono”. (Ap 8, 3)
La storia dell’altare
Per comprendere la storia dell’altare dobbiamo iniziare a capire il significato del suo nome. Il termine altare è composto dal participio del verbo latino alere ovvero nutrire, e dal sostantivo ara, che deriva a sua volta dal verbo arere ovvero bruciare. Per questo motivo, inizialmente l’altare era realizzato in pietra, un materiale resistente al fuoco e quindi più indicato a rappresentare il significato stesso dell’altare. In chiave cristiana l’idea del fuoco che scende dal cielo fa parte del culto della trinitaria: è lo Spirito Santo che discende dal cielo a bruciare il pane e il vino per comunicare che la presenza di Cristo è viva.
L’altare cristiano porta con sé tutta la storia dell’altare nell’uso religioso dei popoli, ma esprime anche le novità essenziali del cristianesimo. I più antichi altari cristiani, che possiamo osservare negli affreschi delle
catacombe, erano di legno e di piccole dimensioni, solitamente di forma rotonda, a semicerchio o a ferro di cavallo. In questa epoca, i luoghi di culto erano molto piccoli e spesso erano domus ecclesiae, ovvero
stanze all’interno di case in cui ci si radunava e nelle quali l’arredo era fatto da componenti facilmente rimovibili per trasformare l’ambiente in un luogo di culto.
A partire dal secolo IV l’altare cristiano viene realizzato in pietra e costruito all’interno delle basiliche. L’altare è Cristo e per questo lo si bacia, lo si incensa, lo si onora come il simbolo stabile di Colui che si è donato per noi. Da questo momento si inizia a costruite un rito solenne della dedicazione, consacrazione dell’altare, basata principalmente sull’unzione con il sacro crisma.
Tra il secolo IV e VI iniziano a essere identificate le grandi basiliche cristiane mentre i templi vengono convertiti in chiese e le are (Tavole) in altari. Continua a restare diffusa l’usanza di costruire l’altare in legno con l’aggiunta di una pietra sacra.
Evoluzione dell’altare: da quello ebraico a quello cristiano
In antichità a Israele, l’altare era collocato al centro del tempio e usato per sacrificare gli animali e celebrare il culto di Dio. La procedura era piuttosto cruenta e ci risparmiamo di raccontartela qui, ma la cosa che è importante sapere è che l’altare era il luogo in cui nascevano i sacrifici.
C’è un avvenimento che si ricollega alla storia dell’altare ed è quello della cacciata dei venditori dal tempio di Gerusalemme. In questa occasione Gesù afferma: “distruggete questo tempio e in tre giorni ne ricostruirò uno nuovo”. In questa profezia si parla di “ricostruire” e dopo la sua resurrezione i discepoli compresero che il significato di queste parole era molto più ampio. Il tempio a cui Gesù si riferisce è il suo corpo. Parla anche di tre giorni, un richiamo chiaro alla Resurrezione ma anche alla nascita del nuovo culto, legato ai tre momenti legati all’evento salvifico: la Cena, la Croce e la Resurrezione. Gesù si riferisce all’Eucarestia paragonandola ad una cena fraterna con un forte significato spirituale e privando l’altare del suo significato sacrificale volto alla redenzione. Ed ecco perché possiamo parlare di altare come della “Tavola” che ricorda l’Ultima Cena.
In questa occasione, dove Gesù è allo stesso tempo il nuovo tempio, l’altare, la vittima e il sacerdote, prese due elementi comuni nella cena pasquale ebraica per celebrare la nuova alleanza: la coppa del vino e il pane azzimo.
L’eucaristia nasce nel contesto dell’Ultima Cena e assume un significato sacrificale. Quando Gesù comanda agli apostoli “fate questo in memoria di me”, non vuole dire di ripetere la cena pasquale ebraica, ma si riferisce al compimento della parola profetica del nuovo culto fondato ora nella sua persona. Se l’agnello per la cena pasquale ebraica veniva immolato nel tempio per essere poi consumato in famiglia, ora Gesù dichiara con la sua morte e resurrezione è il nuovo tempio e il vero agnello, riassumendo in sé tutti i significati simbolici dei precedenti riti.
Le parti dell’altare cattolico e le trasformazioni nel tempo
I modelli di altare più antichi, dei quali non si conservano i resti, avevano la forma di una tavola
sorretta da supporti in legno. Nel 517 il Concilio Nazionale di Epaone vieta la consacrazione di ogni altare che non fosse di pietra, ed ecco perché vediamo scomparire le altari in legno, anche se l’uso del materiale non venne abbandonato del tutto. La forma di ripiano più diffusa ancora oggi è quella rettangolare, inizialmente con
un bordo rialzato per evitare che gli oggetti o i liquidi cadano giù.
L’altare deve essere circondabile da ogni parte per dare modo al celebrante di cambiare posizione nei vari momenti della celebrazione eucaristica e per essere ben visibile da parte di tutti i fedeli. Questa soluzione permette inoltre di valorizzare l’altare nei momenti diversi del calendario liturgico.
Sopra l’altare viene spesso eretto un baldacchino o ciborio che gli conferisce maggiore solennità e che, con la sua iconografia sottolinea l’identità.
Al tempo di Sant’Agostino, tra il V e il VI secolo, l’altare era situato al centro della navata. Dopo la liturgia della
Parola, celebrata nell’abside e nella cattedra del vescovo, il celebrante scendeva i gradini e si spostava nel piccolo altare. I fedeli seguivano questo spostamento disponendosi intorno all’altare.
Invece, nelle chiese paleocristiane e in quelle medioevali l’altare era situato in mezzo all’assemblea.
Poi a partire dal secolo XIV, si inizia a sviluppare il Tabernacolo, il luogo in cui viene conservata l’eucaristica. Questo elemento viene posizionato sopra una mensola dell’altare trasformandosi in poco tempo nel centro visivo e devozionale delle chiese cattoliche. L’altare diventa il trono che porta la divina presenza sacramentale. Il frontone della base dell’altare, la parte più riconoscibile dell’altare, in alcuni casi può essere trasparente per lasciare intravedere le reliquie dei santi, oppure ricca di elementi decorativi o raffigurativi, scritte e molto altro. L’importante è che gli elementi inseriti siano di aiuto alla devozione e alla ricreazione spirituale dei fedeli.
L’altare è ricoperta con una tovaglia ricamata con balze e colori conformi al periodo liturgico di riferimento. Sopra la Tavola è presente tutto il necessario utilizzato dal prete per svolgere la celebrazione.
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