San Giuseppe rappresenta un simbolo per i fedeli cristiani e una figura a cui rivolgersi per trovare conforto nella preghiera. In un periodo così particolare e difficile per l’umanità, Papa Francesco ha proclamato il 2021 l’anno di San Giuseppe, come pubblicato nella Lettera apostolica Patris Corde,con cuore di Padre“.

La scelta del Santo Padre non è stata casuale. Con la pandemia di Covid-19 che ha messo a dura prova le persone, sono emerse fragilità che ci accomunano tutti. In questo articolo vogliamo scoprire insieme a te le ragioni che hanno portato il Papa a scegliere San Giuseppe come santo dell’anno.

Le persone comuni sono la vera salvezza

L’8 dicembre 1870 Papa Pio IX, nel decreto Quemadmodum Deus (alla maniera di Dio), proclamò San Giuseppe patrono della Chiesa universale. Si trattava di un periodo davvero complesso e difficile per la Chiesa Cattolica. Nello stesso anno, il 20 settembre, c’era stata la presa di Roma, conosciuta come la breccia di Porta Pia. Questo evento aveva segnato l’annessione di Roma al Regno d’Italia comportando la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei papi. In una situazione di cambiamento profondo che ha generato confusione e smarrimento nella popolazione, il papa decise di celebrare San Giuseppe come protettore universale per dare al popolo un Padre che li proteggesse e li guidasse in un periodo così difficile.

L’8 dicembre di ben 150 anni dopo, Papa Francesco ha sentito il bisogno di fare altrettanto. In un periodo storico di grande preoccupazione che ha permesso di riscoprire il valore e l’importanza delle persone comuni, si da origine a un nuovo tipo di eroe, lontano dalla ribalta ma estremamente vicino ai bisognosi, ai sofferenti, ai malati.

Operatori sanitari, medici, volontari, infermieri ma anche le figure professionali che hanno continuato a svolgere il proprio lavoro per la comunità senza mai arrendersi e sostenendo chi aveva più bisogno. Persone comuni che passano inosservate ma che sono diventate protagoniste ed esempio di umanità.

Nella Lettera in cui esprime il desiderio di proclamare il 2021 come l’anno di San Giuseppe, Papa Francesco ha raccontato la necessità di poter confidare in un Padre presente e attento nei momenti di difficoltà.

Il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto.

San Giuseppe rappresenta per tutti noi l’esempio perfetto del padre, colui che ha saputo mettere da parte se stesso per garantire sicurezza e protezione a suo Figlio.

Il termine che siamo soliti utilizzare per rivolgerci a San Giuseppe è quello di padre putativo. Putativo deriva da latino e significa presunto, apparente, che a sua volta deriva dal verbo putare, ovvero credere. C’è quindi un doppio significato in questo aggettivo attribuito a San Giuseppe. Se da una parte il santo era considerato, creduto, il padre di Gesù da chi lo conosceva, dall’altra parte San Giuseppe ci ha voluto credere al punto di donare e offrire tutto se stesso al Piano Divino senza alcun limite.

San Giuseppe e i lavoratori

Oltre ad essere protettore dei padri di famiglia, San Giuseppe è anche patrono dei falegnami, carpentieri, ebanisti e di tutti i lavoratori. Il suo ruolo di Padre Lavoratore è stato evidenziato nell‘Enciclica sociale del 1891, la Rerum Novarum di Leone XIII. Giuseppe era un gran lavoratore che impegnava anima e corpo per garantire alla propria famiglia tutto il necessario per vivere. Insegnò anche a suo figlio, Gesù, la dignità del lavoro e di quanto sia nobile provvedere a sé e ai propri cari con la fatica del proprio mestiere. E sul concetto di “dignità” si sofferma anche Papa Francesco, nella sua omelia del 1 maggio 2013.

Il tema del lavoro, della sua importanza e di quanto sia complesso oggi trovare un impiego, si ripresenta anche durante la pandemia. Tante persone hanno perso il lavoro o si trovano in grave difficoltà, molte situazioni difficili prima del Covid-19 oggi sono diventate insostenibili per molti. Questa è un’altra ragione per cui Papa Francesco ha proclamato il 2021 come l’anno di San Giuseppe. La sua speranza è che chi si trova in difficoltà possa trovare conforto nella preghiera, in particolare con la Novena a San Giuseppe, dedicata proprio ai lavoratori. La Novena rivolta al santo andrebbe recitata dal 22 al 30 aprile, ma ognuno di noi può recitarla sempre, accompagnandosi con il rosario.

La Novena di San Giuseppe

Se non conosci la preghiera rivolta al santo e vuoi recitarla con il tuo rosario ecco quali sono le sue parole:

O San Giuseppe, mio protettore ed avvocato, a te ricorro, affinché m’implori la grazia, per la quale mi vedi gemere e supplicare davanti a te. È vero che i presenti dispiaceri e le amarezze che sono forse il giusto castigo dei miei peccati. Riconoscendomi colpevole, dovrò per questo perdere la speranza di essere aiutato dal Signore? “Ah! No!” – mi risponde la tua grande devota Santa Teresa – “No certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque bisogno, per grave che sia, alla efficace intercessione dei Patriarca San Giuseppe; andate con vera fede da Lui e resterete certamente esauditi nelle vostre domande”. Con tanta fiducia, mi presento, quindi, davanti a Te e imploro misericordia e pietà. Per quanto puoi, o San Giuseppe prestami soccorso nelle mie tribolazioni. Supplisci alla mia mancanza e, potente come sei, fa che, ottenuta per la tua pia intercessione la grazia che imploro, possa ritornare al tuo altare per renderti l’omaggio della mia riconoscenza.

Padre Nostro – Ave Maria – Gloria.

Non dimenticare, o misericordioso San Giuseppe, che nessuna persona al mondo, per grande peccatrice che, fosse, è ricorsa a te, rimanendo delusa nella fede e nella speranza in te riposte. Quante grazie e favori hai ottenuto agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati, ricorrendo alla tua protezione sono stati esauditi. Non permettere, o gran Santo che io abbia ad essere il solo, fra tanti, a rimanere privo del tuo conforto. Mostrati buono e generoso anche verso di me, ed io, ringraziandoti, esalterò in te la bontà e la misericordia dei Signore.

Padre Nostro – Ave Maria – Gloria.

O eccelso Capo della Sacra Famiglia, io ti venero profondamente e di cuore t’invoco. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, hai concesso conforto e pace, grazie e favori. Degnati quindi di consolare anche l’animo mio addolorato, che non trova riposo in mezzo alle ingiustizie da cui è oppresso. Tu, o sapientissimo Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni prima ancora che io te li esponga con la mia preghiera. Tu dunque sai benissimo quanto mi è necessaria la grazia che ti domando. Nessun cuore umano mi può consolare; da te spero d’essere confortato, date, o glorioso Santo. Se mi concedi la grazia che con tanta insistenza io domando, prometto di diffondere la devozione verso di te, di aiutare e sostenere le opere che, nel tuo Nome, sorgono a sollievo di tanti infelici e dei poveri morenti. O San Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà del mio dolore!

Padre Nostro – Ave Maria – Gloria.

San Giuseppe dormiente e il legame con il Papa

In pochi sanno che Papa Francesco ha un forte legame con San Giuseppe in particolare nella sua iconografia che lo rappresenta dormiente, particolarmente diffusa nel Sud America. Il Papa scoprì la sua vocazione nella Chiesa di San Josè a Buenos Aires e fu proprio in occasione del giorno di San Giuseppe, il 19 marzo 2013, che ascese al soglio pontificio.

Fin da piccolo, il Papa porta con sé un piccola immagine che raffigura San Giuseppe dormiente ed è solito custodire sotto la statuina i biglietti nei quali scrive problemi, richieste di grazia e le preghiere dei fedeli. Si tratta di un modo particolare con cui chiedere aiuto al Santo che, durante il sogno, riceveva i messaggi di Dio.