Santa Caterina da Siena è stata proclamata, insieme a San Francesco, patrona d’Italia e compatrona d’Europa. Nel corso della sua vita è stata una teologa, religiosa, filosofa e mistica italiana, venerata come santa e canonizzata da papa Pio II nel 1461.

Oggi vogliamo portarti alla scoperta della vita della santa e degli avvenimenti che l’hanno portata a rivestire un incarico così importante. Continua a leggere!

La storia di Santa Caterina

Caterina nasce a Siena, nel rione di Fontebranda e nella contrada dell’Oca, il 25 marzo 1347. La sua era una famiglia piuttosto numerosa, era la ventitreesima figlia del pittore Jacopo Benincasa. Riceve la sua chiamata molto presto, tanto che a soli sei anni ritiene di aver visto sul tetto della basilica di San Domenico, il Signore Gesù seduto su un bellissimo trono, con indosso gli abiti pontificali e in compagnia dei santi Pietro, Paolo e Giovanni. All’età di sette anni, un periodo in cui le bambine sono ancora lontane da queste riflessioni, decide di fare voto di verginità.

La sua infanzia prosegue con le rinunce a tutti i piaceri che in qualche modo avessero a che fare con il corpo. Ad esempio, sceglie di non mangiare carne e per evitare i rimproveri dei genitori passava di nascosto il cibo ai fratelli o lo distribuisce ai gatti.

Raggiunti i dodici anni, i genitori decidono di trovarle marito. Ma lei, piuttosto che concedere la mano, decide di tagliarsi completamente i capelli, coprirsi il capo con un velo e chiudersi in casa.

Iniziarono a considerarla affetta da una qualche forma di fanatismo giovanile e, per correre ai ripari, i genitori decidono di sottoporla a pesanti fatiche domestiche. Perfettamente in linea con il suo misticismo, la sua reazione fu quella di nascondersi all’interno della sua mente, lasciando fuori il mondo esterno. Quando diventerà un simbolo per i suo allievi, questo sarà uno degli insegnamenti più importanti che sarà in grado di trasmettere.

Un bel giorno però, l’atteggiamento dei genitori cambia. Questo accadde in un momento in cui il padre la osservava raccolta in preghiera e una colomba le si posò sulla testa. Così iniziarono a capire che non si trattava di una semplice esaltazione ma di una vocazione sincera e pura.

A sedici anni, dopo aver avuto una visione di San Domenico, decise di prendere il velo del terz’ordine domenicano, senza però lasciare il tetto della propria casa. Caterina era semianalfabeta e si sforzava inutilmente di imparare a leggere le lodi divine e le ore canoniche. Chiese dunque al Signore il dono della lettura che, in base alle testimonianze, le è stato miracolosamente accordato.

Inizia a prendersi cura dei lebbrosi ricoverati nell’ospedale locale, scoprendo però che la vista dei moribondi, dei corpi devastati e delle piaghe le causa ribrezzo e orrore. Per punirsi di questo decise di bere l’acqua usata per lavare una ferita cancrenosa. Da quel momento la ripugnanza passò.

All’età di vent’anni si priva del pane, si cibava solo di verdure crude e dormiva solo sue ore a notte. Una notte del 1367, durante il carnevale, le apparve Cristo accompagnato dalla Vergine e circondati da una folla di santi. In questa occasione ricevette in dono un anello che rimase con lei al termine della visione, ma solo lei riusciva a vederlo.

Il seguito di Santa Caterina

La fama della giovane ragazza era sempre più diffusa e attorno a lei iniziarono a raccogliersi chierici e laici, chiamati “Caterinati“. Questo forte seguito iniziò a preoccupare i domenicani che decisero di sottoporla a un esame per appurarne l’ortodossia. Lei lo supera in modo brillante e ricevendo un direttore spirituale, Raimondo Capua, diventato poi suo erede spirituale.

Nel 1375 riceve l’incarico da parte del papa di predicare la crociata a Pisa. Durante un momento di raccoglimento in preghiera in una chiesetta del Lungarno, chiamata ora di Santa Caterina, riceve le stimmate, anche queste visibili solo a lei.

Dopo un lungo viaggio in Francia, riesce a convincere il papa a rientrare a Roma. Così, nel 1378 viene convocata da Urbano VI per fornire il suo aiuto nel ristabilire l’unità della chiesa contro i francesi che elessero l’antipapa Clemente VII. Affiancata da discepoli e discepole, scese a Roma per difenderlo fino allo sfinimento. Era il 29 aprile 1380 e aveva 33 anni, un’età estremamente significativa, quando Caterina morì a causa dell’immane sforzo fisico durante il combattimento.

Viene sepolta nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva. Dopo tre anni il suo capo viene portato a Siena mentre il resto del corpo viene usato per farne reliquie.

Il culto della santa

Caterina da Siena è stata canonizzata da papa Pio II nel 1461. Dopo alcuni secoli, nel 1866 papa Pio IX decise di inserirla tra i compratoni di Roma, mentre il 4 ottobre del 1970 con papa Paolo VI, Santa Caterina viene proclamata dottore della Chiesa. È stata la prima donna a ricevere questo titolo nella storia della chiesa.

Nel 1939 papa Pio XII la proclamò patrona d’Italia insieme a San Francesco d’Assisi e compatrona d’Europa, voluta da papa Giovanni Paolo II e proclamata il 1° ottobre 1999.

La santa è patrona anche della città di Siena della contrada del Drago e della contrada dell’Oca. Inoltre, è patrona della città di Cengio (SV), di Poggio San Vicino (MC), di Varazze (SV) e della Diocesi di Gamboma.

L’arcidiocesi Ordinatario Militare per l’Italia riconosce Santa Caterina come patrona del Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana e dell’Associazione per l’assistenza spirituale delle Forze Armate.

I miracoli di Santa Caterina

Uno dei miracoli più celebri e riconosciuti dalla Chiesa Cattolica risale all’ottobre del 1376. In quei giorni, Caterina stava rientrando da Avignone e si trovava sulla strada per Varazze, nel savonese. Era incuriosita di vedere i luoghi in cui era vissuto Jacopo da Varagine, così decise di entrare e visitare la città. Ebbe però una brutta sorpresa, ritrovandosi davanti una città abbandonata e malridotta a causa della peste.

Così Caterina pregò intensamente per gli abitanti di Varazze per portare loro la pace e perché venissero liberati da questo male. In cambio Caterina chiese ai varazzini di onorare il loro illustre concittadino e di dedicargli una cappella a suo nome e alla Santissima Trinità.

In occasione di questo episodio miracoloso, la città decise di rendere patrona la santa, dedicandole una processione ogni anno il 30 aprile.

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